Oficleide

o-fi-clèi-de

Significato Aerofono in ottone di registro grave, dotato di chiavi e bocchino, oggi in disuso nelle orchestre; registro d’organo

Etimologia dal francese ophicléide, composto del greco óphis ‘serpente’ e kleís kleidós ‘chiave’.

Oficleide, chi era costui? Parafrasi manzoniana a parte, forse qualcuno saprà che l’oficleide è uno strumento musicale.

Il nome è un neologismo coniato in Francia, dove viveva Halary, il costruttore dell’ophicléide. Come si usava in passato, ricorse all’intramontabile e prestigioso fascino del greco; gli bastò unire serpente, óphis, e chiave, kleís kleidós. Chissà, se l’inventore fosse stato un italiano, forse la parola avrebbe assunto una morfologia un po’ diversa. Pensiamo a composti come clavicordo o setticlavio; magari si sarebbe potuto chiamare oficlavio o claviofide, ma bisogna ammettere che oficleide è decisamente più chic.

Si presume che lo strumento derivasse dal serpentone, che non era un ofide particolarmente insidioso, ma un antico strumento a fiato di registro grave, appartenente alla famiglia dei cornetti. Sebbene richiedesse notevole perizia per essere suonato, il serpentone aveva un timbro caldo e sonoro, e in chiesa era usato per sostenere le voci.

Reginald Morley-Pegge riportò la seguente storia sull’origine dell’oficleide, ma è una storia ancora da accertare. Dopo la battaglia di Waterloo che segnò la disfatta di Napoleone, a Parigi sfilò una parata di truppe vittoriose. C’era anche la banda britannica delle guardie granatiere e il granduca Costantino di Russia rimase colpito da un tipo di tromba suonata per l’occasione, tanto da richiederne una copia per la propria banda. Fu così che entrò in causa Halary, per realizzare la copia desiderata. Halary, al secolo Jean Hilaire Asté, ne realizzò tre modelli in tre tagli, dall’acuto al grave. Nel 1817 presentò il frutto del suo lavoro a tre diversi istituzioni: l’Institut de France, l’Académie Royale des Beaux Arts e l’Athénée des Arts. I nuovi strumenti, tutti dotati di chiavi, vennero da lui battezzati clavitube (una tromba, che descrisse come trompette à clef), quinticlave (l’oficleide contralto) e ophicléide (lo strumento basso che conosciamo oggi).

Ophicléide, quinticlave e il rarissimo taglio di ophicléide soprano, custoditi presso il Rijksmuseum e il Metropolitan Museum of Art

Nell’immediato non sembrarono nuovi strumenti, e solo nel 1821 furono finalmente brevettati. L’oficleide iniziò dunque a essere suonato nelle orchestre e nei corpi bandistici di buona parte d’Europa e poi del Nuovo Mondo, subendo di tanto in tanto lievi modifiche o aggiustamenti.

Nelle orchestre sinfoniche fu impiegato già nel 1819 da Spontini per l’Olympie, poi da Mendelssohn nell’ouverture del Sogno d’una notte di mezza estate, da Berlioz, da Wagner nel Rienzi, da Schumann, da Verdi nel Requiem

Quanto alle caratteristiche organologiche, per oficleide si intende di solito l’aerofono in ottone con tre ottave d’estensione nel registro basso. Il più basso della famiglia diventerà però l’oficleide contrabbasso (detto anche, pittorescamente, ophicléide monstre).

Con la progressiva crescita delle masse orchestrali e il conseguente incremento della sonorità generale, alla fine del secolo l’oficleide fu dismesso dall’orchestra e venne sostituito dal bassotuba, che garantiva maggiore affidabilità, volume e precisione. Rimase invece più a lungo nelle bande.

Oggi non è del tutto scomparso e sopravvive sporadicamente. Si può ancora incontrare un omonimo registro d’organo che ne imita il timbro, ma la sua memoria musicologica è preservata dalle partiture dei grandi maestri dell’Ottocento. Inoltre, fu un fondamentale precursore del sassofono: quando costruì il suo strumento, Adolphe Sax affermò che si trattava proprio di un «nuovo oficleide… destinato a sostituire l’oficleide».

E se volessimo tentare un uso figurato? Per dare a qualcuno del trombone, potremmo dirgli che è un oficleide, così avremmo tutto il tempo di scappare.

Parola pubblicata il 09 Novembre 2025

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