Timbro
tìm-bro
Significato Utensile di cancelleria impiegato per imprimere segni, marchi, date, parole, usualmente di materiale gommoso o di metallo; il segno stesso prodotto dal timbro. In acustica e in musica: uno degli elementi caratteristici e distintivi del suono. Figuratamente, ciò che imprime un particolare carattere a un quadro, a un colore, a uno scritto o ad altro
Etimologia dal francese timbre, dal greco bizantino týmpanon ‘tamburo’ derivato dalla radice di týpto ‘battere, colpire’.
- «Caspita, che timbro, com’è impostato! Davvero una voce che si fa notare.»
Parola pubblicata il 10 Luglio 2022
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
‘Timbro’ condivide la sua etimologia con timpano. Scaturisce dal týmpanon e dalle forme intermedie timbene e timbne che in francese hanno dato luogo a timbre.
Il significato originario di ‘tamburo’ prese due strade differenti. Nella prima accezione indicò lo stemma nobiliare di forma rotonda, da cui derivò il nome dell’attrezzo per imprimerlo su carta, ceralacca o altro. Nella seconda si riferì alla campana e alle caratteristiche del suono emesso dalla stessa, arrivando a coprire il significato che ancora oggi definisce una delle tre qualità fondamentali del suono: altezza, intensità e timbro. Il tonus dei Latini rimandava al medesimo significato.
Dal francese il termine timbre fu accolto tout court in molte lingue (inglese, spagnolo, portoghese, tedesco, dove però finì per chiamarsi soprattutto Klangfarbe, ‘colore del suono’) nelle quali si mantenne inalterata la grafia; gli italiani mutarono la terminazione in -o. Ai francesi si deve anche la parola timballo, con analoga etimologia.
In fisica acustica, il timbro permette di riconoscere un suono da un altro. Una chitarra e una viola che suonano la stessa nota con lo stesso volume e alla stessa altezza, sono caratterizzate da timbri diversi. Il timbro è infatti la sintesi di coordinate plurime: un tempo si usava spiegarlo meramente come la somma delle armoniche che accompagnano il suono fondamentale, ma si è constatato che questa definizione non è sufficiente a comprendere tutte le peculiarità che differenziano un suono da un altro.
A maggior ragione, la voce umana ha un timbro unico per ogni individuo, dal momento che è prodotta dall’azione combinata di vari organi, oltretutto più complessi di qualsiasi strumento musicale.
Uno dei temi centrali del Traité d'instrumentation et d'orchestration di Hector Berlioz del 1844 è proprio lo studio della natura del timbro, necessario per esprimere appieno la creatività musicale, riflettendo le intenzioni estetiche del compositore e determinando un forte impatto psicologico sull’ascoltatore. Tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento i compositori francesi si distinsero infatti nell’orchestrazione, e oggi si pone ormai la massima cura in questa pratica compositiva.
Tuttavia, nel passato gli organici strumentali erano quasi sempre fluttuanti e non di rado si definivano solo poco prima dell’esecuzione. I maestri di cappella impazzivano e per contenere le diserzioni dell’ultima ora, gli inadempienti venivano ‘puntati’, ossia multati con una sanzione pecuniaria. Solo l’alta aristocrazia e le importanti istituzioni potevano permettersi di pagare adeguatamente i propri musicisti e dunque garantirsi la loro sicura presenza; si evitava così l’assenteismo causato da una retribuzione superiore offerta da qualcun altro. L’entità astronomica dei cachet concessi oggigiorno ad alcuni fortunati artisti, deriva forse da questi antefatti storici.
Comunque, il timbro è fondamentale e utile nella vita quotidiana come nella musica. Nelle Nozze di Figaro il protagonista eponimo crede a torto che Susanna sia l’amante del Conte e canta un’aria sfogandosi contro il sesso muliebre e traditore. Cosa escogita Mozart? Assegna a una coppia di corni la risposta alla frase di Figaro nel distico finale «Il resto nol dico, già ognun lo sa!», giocando con la paronomasia corno-corna. Questo strumento è utilizzato anche da Rossini per evocare le Alpi svizzere nel Guillame Tell, o per ambientare scene di caccia. Il timbro del flauto è invece un gettonatissimo espediente per imitare il canto degli uccelli, l’arpa richiama atmosfere angeliche, e si potrebbe continuare a lungo.
Insomma, gli antenati lessicali del timbro risalgono al contesto musicale; marchi e timbrature arrivarono solo nell’Ottocento.
Gli usi, figurati e non, sono davvero numerosi: oltre alla lettera e al cartellino puoi timbrare la voce, alterare il timbro di un colore o di un vino, e dare un timbro diverso alla giornata cominciandola serenamente. Non t’imbroglio.