Campana

Le parole della musica

cam-pà-na

Significato Strumento sonoro idiofono, solitamente di bronzo. Parte finale di alcuni strumenti a fiato, dalla caratteristica apertura svasata. Al plurale, strumento musicale utilizzato nell’orchestra (campane tubolari). Oggetto, con destinazioni differenti, la cui forma riproduce, in tutto o in parte, la sagoma ‘a campana’. Varietà di pera

Etimologia termine che Isidoro di Siviglia indicò come derivato dal toponimo Campania, dall’espressione tardo-latina (vasa) Campāna, ossia (vasi) della Campania, dall’aggettivo neutro plurale campāna, ‘stadera’ e ‘campana’. La Campania era infatti conosciuta anche come luogo dove si praticava un’ottima fusione dei metalli, grazie alla quale si realizzavano pesi per la stadera, bilancia a bracci diseguali.

  • «Posso cantare, ma sono stonato come una campana.»

Questa parola nella nostra lingua ha molti usi figurati: sentire un’altra campana, portare i pantaloni a campana, stare in campana… La sua etimologia è però un po’ incerta. Ancora oggi è accettata quella di Isidoro di Siviglia (560 ca.–636); tuttavia, secondo lo studioso gesuita Smits van Waesberghe, potrebbe derivare anche dallo slavo kampan, campana ottenuta dalla lavorazione della lamiera di ferro. E come se non bastasse, un dizionario del X secolo testimonia l’affinità tra cymbala e campana. Comunque, in italiano il termine è già presente almeno dall'VIII-IX secolo e indica proprio la campana della chiesa.

Ha una funzione pratica, oltre che religiosa: è vero che chiama i fedeli alla preghiera, ma scandisce anche le ore del giorno; avverte la comunità di un evento, sincronizzando con il suo rintocco tutte le attività sociali. Sicuramente nel Medioevo si era rivelata un misuratore del tempo più funzionale di meridiane e clessidre.

La campana, come oggetto musicale, è molto più arcaica della parola che la descrive ed è presente in ogni latitudine del globo. Tutte le campane derivano da due forme fondamentali: la coppa e la sfera cava. La forma a coppa, detta anche ‘campana aperta’, è la più comune; comprende le campane con i lati svasati verso il bordo (le campane dei campanili), o quelle più tozze (i campanelli delle biciclette o di alcuni orologi), o più allungate (le campane cilindriche buddiste o le campane tribali africane).

La forma a sfera cava, detta ‘crotalo’ o ‘campana chiusa’, è anch’essa molto diffusa e altrettanto antica; un esempio sono i sonagli legati alle zampe degli elefanti indiani. Di solito ha una fessura lunga o a croce nella parte inferiore, oppure è forata. Alcuni grandi ‘crotali’, come quelli dei santuari shintoisti, non hanno né fori, né fessure e producono quindi sonorità diverse dalle normali campane; al loro interno hanno un piccolo oggetto percussivo mobile.

Nessun altro strumento musicale presenta una varietà di dimensioni tanto ampia come le campane, da minuscole a enormi. Secondo la classificazione di Hornbostel e Sachs è un idiofono a percussione diretta e suono determinato; solitamente è di bronzo oppure, in alcune culture, di argilla dura o perfino di vetro. Per produrre il suono deve essere colpita da un batacchio, interno o esterno; la zona di massima vibrazione è verso il bordo.

Le campane emettono un suono molto ricco, formato da un numero considerevole di frequenze aggiuntive e tra loro irregolari, diverse dalle armoniche naturali che accompagnano il suono fondamentale della maggior parte degli strumenti musicali. Non per nulla si dice ‘stonato come una campana’. Questa incoerenza dona però a ogni campana un timbro personale, una ‘voce’ caratteristica, che la rende riconoscibile e talvolta unica. Ma per suonare in orchestra deve invece essere ben intonata, motivo per cui le campane tubolari spesso sostituiscono quelle vere (per esempio nella Cavalleria rusticana di Mascagni).

È necessaria una notevole abilità nell’arte campanaria, dalla costruzione del modello, alla fusione e all’eventuale correzione dell’accordatura dello strumento. Il luogo più antico del mondo dove si esercita ancora questo antico mestiere è Agnone, nel nostro Molise.

La notte del Sabato Santo le chiese cattoliche ‘sciolgono le campane’; questa espressione è rimasta nell’uso italiano perché tradizionalmente durante la Settimana Santa si legavano i batocchi. Le campane sono infatti il simbolo della Resurrezione e della rinascita per eccellenza. Perciò, con una speranza di pace universale, auguriamo una Pasqua serena a tutti. E stiamo tranquilli: questa volta la campana non stonerà affatto.

Parola pubblicata il 17 Aprile 2022

Le parole della musica - con Antonella Nigro

La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale