Organologia
or-ga-no-lo-gì-a
Significato Nell’accezione più diffusa, disciplina scientifica che studia morfologia, storia e peculiarità acustiche degli strumenti musicali. Sempre come disciplina scientifica, ma in altro ambito, studia gli organi degli organismi viventi
Etimologia voce composta dal latino òrganum, che è dal greco órganon (con il significato di ‘strumento, macchina; organo del corpo; strumento musicale’) e -logia ‘studio, trattazione, disciplina’.
- «Il plettro non è uno strumento musicale, ma possiamo definirlo un complemento organologico.»
Parola pubblicata il 28 Settembre 2025
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
Siamo abituati al fatto che quando si tratta di scienza, spesso ci troviamo davanti a parole composte: zoologia, codicologia, etimologia… La prima parte del termine stabilisce il campo su cui verte la disciplina (-logìa o ‘trattazione’); perciò in questi tre casi si studieranno gli animali, i manoscritti, l’origine delle parole.
Sappiamo anche che i nomi di queste materie sono moderni e traggono origine dalle lingue antiche di paesi affacciati sul Mediterraneo, pescando sovente dal greco o dal latino. Sono parole specifiche che raramente hanno sinonimi efficaci; in alternativa, ricorriamo piuttosto a perifrasi.
Allora, se la codicologia studia i codici, l’organologia tratta dell’organo? In realtà il principe degli strumenti – nobile per antichità e completezza – è compreso nel suo ambito d’indagine, ma l’organologia s’interessa a tutti gli strumenti musicali; ne esamina storia, funzione sociale, progettazione, costruzione e modalità esecutive. Quindi, perché nella parola figura solo l’organo? Il latino orgănum, che viene dal greco órganon, significava strumento, attrezzo, macchina (di qualsiasi tipo), strumento musicale, registro musicale nonché l’organo musicale propriamente detto. Aveva dunque un’accezione più ampia e non limitata solo al grande aerofono che tutti conosciamo.
L’introduzione del termine inglese organology inteso nell’accezione attuale si deve al russo naturalizzato americano Nicholas Bessaraboff. Ingegnere meccanico, ma grande appassionato di musica, dopo la rivoluzione del 1917 si trasferì negli Stati Uniti e iniziò ad approfondire storia e struttura degli strumenti musicali. Cominciò a stilare un breve catalogo che poi divenne un vero e proprio compendio degli strumenti dell’Europa occidentale. Nel 1941 lo pubblicò con il titolo Ancient European Musical Instruments: an Organological Study of the Musical Instruments; dopodiché tornò alla sua carriera di ingegnere e allo studio dei numeri primi. Ormai però aveva tracciato un solco profondo nel campo della moderna musicologia e dello studio degli strumenti musicali.
Come idea, l’organologia prese forma probabilmente in epoche remote, semplicemente per tramandare le tecniche costruttive dei primi strumenti. Tuttavia, nel Cinquecento e nel Seicento alcuni trattatisti (tra cui Bermudo, Mersenne e Kircher) passarono in rassegna l’arsenale meccanico-musicale usato dai professionisti.
Il Syntagma musicum del 1619 (sýntagma significa schieramento, disposizione), scritto dal compositore e teorico Michael Praetorius, comprendeva una sezione intitolata Organographia. Il trattato era riccamente illustrato e alternava passi in tedesco e in latino (come nella didascalia originale riportata sotto l’immagine) dal momento che i fabbricanti di strumenti e i suonatori non avevano familiarità col latino.
La nascita dell’organologia come disciplina accademica avvenne nell’Ottocento, dopo che si svilupparono le prime grandi collezioni permanenti di strumenti e divenne necessario classificare e descrivere il materiale custodito. Diversi studiosi si misero al servizio di quest’esigenza; senza dilungarci su liste di nomi importanti ma sconosciuti al grande pubblico, ricordiamo solo quello di Curt Sachs (che non è Adolphe Sax, l’inventore del sassofono) e del suo Real-Lexikon der Musikinstrumente del 1913.
Lo studio degli strumenti musicali divenne una risorsa preziosa anche per la musicologia comparata, che permise ad esempio a Erich von Hornbostel di citare le accordature delle zampogne come prova di un insospettato legame culturale tra Brasile e Polinesia.
Etnomusicologi e organologi collaborano nello studio delle culture di tradizione orale, dove è essenziale il ricorso all’indagine di forme, materiali e decorazioni degli strumenti musicali per comprenderne la reale funzione.
A volte però il lavoro di organologo, perfino in tandem con quello dei paleontologi, può rivelarsi duro come un osso. Gli scienziati dibattono ancora su un enigma: l’osso forato di 43.000 anni fa, rinvenuto nella località di Divje Babe, può essere considerato un preistorico strumento a fiato oppure no? In compenso, è documentato che l’osso di Davant Pau (di soli… 23.000 anni!) aveva proprio finalità musicali.
Insomma, il bisogno di musica ha sempre risposto a un istinto primordiale. Chi si chiude a questa spinta vitale, si perde davvero qualcosa.