Zampogna
Le parole della musica
zam-pó-gna
Significato Strumento a fiato, costituito da un otre di pelle e da un numero variabile di canne ad ancia
Etimologia probabile esito popolare del latino symphònia, dal greco symphonía nell’accezione di ‘strumento musicale’.
- «Mamma, guarda, sono arrivati i pastori con le zampogne!»
Parola pubblicata il 17 Dicembre 2023
Le parole della musica - con Antonella Nigro
La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale
A Roma il Natale è annunciato dagli zampognari. Vengono dal Molise, indossano una cappa nera e calzano le ciocie. Suonano talvolta insieme a un altro ‘pastore’ che esegue la melodia con una ciaramella.
Sebbene negli ultimi anni quest’usanza itinerante sembri in decadenza, lo strumento musicale zampogna invece resiste. In Italia sono conosciute anche come cornamuse o pive. L’espressione ‘tornare con le pive nel sacco’ significa figuratamente non avere ottenuto quello che si sperava e, secondo un’ipotesi plausibile, sembra che derivi proprio dal ritorno a casa dei suonatori senza essere riusciti a guadagnare nulla, lasciando nel sacco solo lo strumento, appunto la piva.
Dal punto di vista lessicale tutti e tre i termini, zampogna, cornamusa e piva, sono presenti sin dalle prime fonti in volgare della lingua italiana e indicano gli aerofoni ad ancia, tipicamente suonati dai pastori. L’etimologia di zampogna, secondo la quale il termine deriverebbe dal latino symphonĭa, e a sua volta dal greco symphōnía, non è però accettata da tutti. Del resto, il fatto che questo strumento abbia un’origine così arcaica e sia diffuso a tante latitudini, dove prende i nomi più disparati, rende difficile individuare con certezza l’origine della parola.
Nell’Antichità il rapporto tra il mondo pastorale e la musica si legava a riti magici associati alla credenza che la musica potesse soggiogare la natura. Forse è questo il motivo per cui l’esistenza di strumenti ad ancia muniti di sacco è documentata già in Aristofane. L’iconografia medievale incarnò questo rapporto ancestrale nella figura del pastore-musicista, di cui si può trovare ancora oggi una lontana rappresentazione epigona nelle statuine del presepe italiano.
In Europa la zampogna accompagnava eventi della vita sociale, come quelli dipinti da Pieter Bruegel nelle nozze contadine.
Particolare del Banchetto nuziale di Pieter Bruegel il Vecchio; il quadro intero si trova qui
Vincenzo Galilei scrisse che «i popoli d’Irlanda» suonavano le pive o cornamuse per «menare valorosamente le mani contro gli inimici» o per accompagnare i funerali. La famosa cornamusa scozzese delle Highlands è inoltre uno strumento marziale almeno dal XVI secolo. Tuttavia le categorie di suonatori professionisti del Rinascimento, a servizio perfino nelle corti reali, non erano assimilabili alla figura bucolica del pastore.
Suonare bene la zampogna richiede un’abilità notevole. Lo strumento, descritto sommariamente, si compone di un sacco in cui il suonatore soffia; l’imboccatura è dotata di una valvola a senso unico che impedisce all’aria di tornare indietro. L’aria accumulata nel sacco viene compressa con il braccio e si trasforma in suono passando nelle canne di bordone (che producono ognuna una nota fissa) e in una o due canne destinate alla melodia. Le canne sono provviste di ancia incapsulata (una sottile lamella elastica che vibra al passaggio dell’aria, tenuta ferma all’interno di una capsula). La zampogna ha qualche affinità con l’aulos e con gli antichi strumenti ad ancia rinvenuti nelle sepolture egizie, o con le attuali launeddas sarde, che però sono sprovviste del serbatoio d’aria, a cui il suonatore sopperisce con la respirazione continua circolare.
Con le sue armonie la zampogna influenzò anche la musica colta, come nell’Oratorio di Natale di Bach, che non prevede zampogne nell’organico orchestrale, ma imita l’atmosfera pastorale con i fiati. Anche la sinfonia pastorale beethoveniana riproduce l’ambientazione agreste, sovrapponendo dolcemente due intervalli simultanei di quinta affidati agli strumenti ad arco.
Senza contare che per altri versi la zampogna ci riguarda, sotto Natale, quando tendiamo a mangiare fino ad esser pieni come zampogne.