Epigono

e-pì-go-no

Significato Imitatore, seguace, specie detto di artista o intellettuale che imita predecessori illustri; successore

Etimologia voce dotta recuperata dal latino Epigoni, prestito dal greco epígonoi ‘i nati dopo’, derivato di gónos ‘prole, discendente’, col prefisso epi- ‘dopo’.

  • «Sono opere degli epigoni del Maestro, fatte nel suo stile, ma come si vede di minor valore.»

Morto Edipo, i suoi figli Eteocle e Polinice decidono di regnare su Tebe a turni di un anno. Quando Eteocle dovrebbe rimettere il mandato a Polinice, però, si rifiuta. Polinice inviperito muove guerra contro Tebe con una schiera armata — e dispone per l’assedio che le sette porte della città siano bloccate dai suoi sette più forti guerrieri (fra cui lui stesso). Eteocle, da dentro, contrappone loro altri sette guerrieri (fra cui lui stesso) e l’associazione casuale delle coppie combattenti lo vede contro suo fratello — come inevitabilmente scritto a compimento della vendetta delle Erinni per i crimini di Edipo. Gli altri sei di Tebe vincono, Ma Eteocle e Polinice si uccidono a vicenda.

Questo è il racconto della tragedia I sette contro Tebe, di Eschilo (la prima fu nel 467 a.C.). Il filone narrativo imperniato sulla città di Tebe e sulle vicende innescate da Edipo è enorme e tentacolare — con raffiche di prequel, sequel e spin-off del tutto in linea con l’uso contemporaneo. Il sequel più famoso è l’Antigone di Sofocle, (442 a.C.), che narra dello scontro fra Creonte, vecchio re di Tebe che riprende il regno dopo la morte dei figli di Edipo, e Antigone, sua nipote. Lo zio vieta col suo potere terreno l’onorevole sepoltura di Polinice, Antigone vìola il divieto dello zio in nome di una legge più alta, e ne patisce la conseguenze. Ma nello stesso periodo Sofocle scrive anche un altro sequel, Gli Epigoni (in greco epígonoi significa letteralmente ‘i nati dopo’): la tragedia, basata su un omonimo poema epico perduto, è andata perduta anch’essa, ma sappiamo che aveva a oggetto un nuovo assalto dei figli dei sette contro Tebe, a dieci anni di distanza dalla sconfitta dei padri — stavolta, vittorioso.

Abbiamo fatto tutto questo viaggio perché è precisamente da questi Epigoni che nasce il termine ‘epigono’. Anche se epígonoi aveva un significato comune, indicando in genere i discendenti, la prole, a noi arriva attraverso il nome proprio di questo specifico gruppo di discendenti del mito e della letteratura dell’antica Grecia. Solo nell’Ottocento, per speculare antonomasia o per recupero del senso originale, riprende un respiro più ampio, simile a quello dell’originale greco — sebbene con un taglio molto particolare.

Infatti usiamo ‘epigono’ non nell’accezione rara di discendente, quanto in quella di seguace. In questa veste si mostra elegante, raffinata, penetrante — dà un tono padrone ed elevato a tutto il discorso, con una densità di significato che la allontana da ogni vanità. Coglie il seguace nel suo tratto di imitazione, specie in ambiti artistici e di pensiero, e quindi ne mette in piena luce una carenza di originalità. L’epigono continua ciò che è stato trovato e inventato da chi lo ha preceduto, ripete stili e idee senza apporti propri che si distinguano — nel migliore dei casi ripulendo, ma più spesso riproducendo in qualità inferiore.

Possiamo parlare di una filosofia educativa epigona di una scuola del passato, di una corrente artistica epigona di un grande maestro (come quella del manierismo, che inseguiva la maniera di artisti come Michelangelo e Raffaello), o dei risultati altalenanti di un epigono di una certa tradizione comica.

Bel termine di quel registro elevato ma corrente che fa distinguere, che scaturisce da una narrazione concreta per approdare a un intero taglio di mondo, investendo il rapporto fra l’idea e il suo seguito.

Parola pubblicata il 17 Agosto 2022