Sovente

so-vèn-te

Significato Spesso, ripetutamente

Etimologia dall’antico francese sovent, dal latino subinde ‘subito dopo, ripetutamente’, composto di sub ‘sotto, subito’ e inde ‘poi’.

  • «Sovente penso a te.»

È una scelta abbastanza usuale: quando si cerca un’alternativa un po’ più sostenuta allo ‘spesso’, il sovente soccorre facilmente. Non è magniloquente ma ricercato sì, è trasparente, di suono elegante e impronta subito il discorso a una certa altezza. Ma perché è così più alto?

Ebbene, questa parola nasce letteraria. È un prestito che l’italiano prende nel Duecento dal francese antico, che insieme al provenzale ha letteratura più amata del tempo — cavalleresca, di canzoni di gesta, cortese, di romanzi e poemi. Il sovent dell’antico francese continua il latino subinde, che merita di essere guardato perbene perché è un avverbio stupendo.
Significa ‘subito dopo’, ma anche ‘ripetutamente’ (di qui intravediamo già il ‘sovente’): è composto di sub-, che è un ‘sotto’ anche in senso temporale, un ‘nel momento di’, e quindi arriva al ‘subito’ (come quando siamo sotto Natale), e di un inde che significa ‘poi’. Il ‘subito dopo’, si fa sotto in un seguito che è continuo, ripetuto, in un via via inesaurito.

L’occasione è ghiottissima. In particolare, perché le alternative sono scarse.
Abbiamo lo spesso, che usiamo molto spesso. E che però è abbastanza plebeo: figuriamoci, non si scrolla di dosso la fisicità dell’essere letteralmente un ‘denso’ — al modo in cui è spesso l’impasto per le frittelle. Abbiamo pure mostruosità (esagerato...) come il ‘frequentemente’ o il ‘ripetutamente’, che, fuor di scherzo, sono molto ingombranti, didascaliche, e un po’ avvitate su sé stesse — in maniera frequente, in maniera ripetuta. Non si prestano benissimo ad afflati poetici, o in genere a discorsi che ricerchino disinvoltura nel volo.

Il sovente certo può patire un giudizio di affettazione. Usarlo può parere lezioso, tumido. Ma la sua tradizione è antica e leggiadra, schietta, senz’ombra di pomposità. Peraltro, specie in passato, è stato anche aggettivo, indicando il frequente e il numeroso: soventi scontri, soventi pellegrini.
È una parola che la nostra lingua ha mutuato con spirito di fascinazione, e che — nel modo leggerissimo in cui richiama la ripetizione di un ‘subito dopo’ che si fa ‘spesso’ — non ha svenevolezze. Certo è un pizzo, ma coi pizzi si può andare a corte e in battaglia. Il suo unico limite — non dappoco, è vero — è che va saputa portare con sprezzatura.

Così torno sovente col pensiero a quella sera di tanti anni fa, andiamo sovente a teatro e poi a cena insieme, e accade di sovente che io sbagli: quanta grazia.

Parola pubblicata il 20 Marzo 2025