Cortese

cor-té-se

Significato Tipico della vita delle corti medievali e rinascimentali; caratterizzato da garbo, raffinatezza, eleganza, moralità

Etimologia dal provenzale cortes ‘della corte’.

Ecco: questa è una parola che la nostra cultura colloca nell’empireo delle parole positive. Vibrante, comune, anzi socialmente centrale, ha una storia bella e un po’ vertiginosa che ci dà uno spaccato di come funziona la lingua.
Tutto inizia in un luogo noto a chiunque ma lontano nello spazio, nel tempo e anche nello strato sociale: la corte.

La corte è un ambiente che in varie forme è più o meno esistito da sempre e dappertutto — da quando i gruppi umani si sono aggregati con una gerarchia: è l’ambiente ristretto intorno alla persona di potere, che concentra figure sacerdotali, nobiliari, belliche, intellettuali, artistiche.
Per cucire un po’ di etimologia, possiamo notare che in sé il termine latino cohors è dapprima il cortile, il recinto, e solo dopo la guardia del corpo e quindi l’entourage — in epoca classica non aveva ancora maturato il significato che stiamo considerando, venivano piuttosto usati termini come aula o regia.)

Ora, a partire dal medioevo, in una zona ampia dell’Europa feudale la corte inizia a mostrare dei caratteri univoci che si fanno notare. È il luogo, anzi il tipo di luogo in cui attecchisce la fiammella di una narrazione che non si era mai stagliata così, una narrazione che associa in una maniera nuova il potere e il suo ambiente a dei modi.

Naturalmente il sussiego serio a corte restava, ma si scostava dalle ieraticità delle corti orientali; permaneva il fondamento religioso della morale, ma il contesto si faceva mondano e più disinvolto. Raffinatezza ed eleganza si intrecciavano di generosità e gentilezza — ed è il caso di ricordare che tanto il generoso quanto il gentile scaturiscono da un riferimento originario a un genere, a una gente nobile. Insomma, il nostro paradigma di garbo e affabilità è tutto imperniato, in origine, sulla stirpe.
Il modello politico del feudalesimo si accompagna quindi a un modello sociale, e se non c’è modello sociale che può avere successo senza una narrazione di riferimento, il mondo della corte può vantare la scorta di una tradizione poetica e romanzesca di coerenza estrema — dai trovatori che cantano l’amor cortese alle canzoni di gesta che fissano il campione di onore e valore. Il nostro stesso ‘cortese’ è un prestito della letteratura provenzale.

Come è evidente, le nostre vite quotidiane sono incolmabilmente distanti dalla realtà di una corte medievale o rinascimentale. Però quella concezione di antichi modi considerati giusti e opportuni che ci resta nel ‘cortese’ dirige ancora la nostra condotta e il nostro giudizio — da quando apprezziamo un gesto cortese alla guida a quando rivolgiamo una risposta cortese. È in parole come questa che possiamo sentire il terreno di una cultura e di una storia comune.
Perché di gente garbata e fine, morale e lieve, di cultura squisita e modi eleganti ce ne sarà stata tanta a Roma, a Bisanzio, ad Atene, ad Alessandria: ma quella del cortese è una foto scattata in una congiuntura speciale, in cui quella conformazione si è notata in maniera particolarmente felice, diffusa, e ha goduto di una considerazione così forte da essere fondativa di un mondo tutto nuovo.

Parola pubblicata il 07 Febbraio 2022