Plettro

plèt-tro

Significato Piccola lamina, solitamente di forma lanceolata o triangolare con angoli smussati, costruita con materiale lenitamente flessibile, usata per suonare strumenti a corda; in Italia la famiglia di tali strumenti è rappresentata principalmente da quella dei mandolini. Con usi figurati, il termine indica anche l’estro poetico, l’ispirazione, e la lingua

Etimologia dal latino plectrum, dal greco plêktron ‘strumento per percuotere’ (plettro, pungolo, sperone), derivato di plésso ‘colpire’.

Salterio, cetra, zymbalon, qānūn, sitar, mandolino, chitarra elettrica, sono solo alcuni degli strumenti suonati con il plettro.

Si tratta di un complemento organologico (l’organologia è la scienza che studia gli strumenti musicali) di cui si trovano reperti e raffigurazioni iconografiche sin dalla tarda Età del Bronzo. La mitologia occidentale ne attribuisce l’invenzione a Hermes, divinità che i Latini assimilarono a Mercurio.

Intorno al 1480, il teorico musicale Johannes Tinctoris citò un passo delle Metamorfosi di Ovidio in cui Febo, alias il solito Apollo, è descritto trionfalmente:

…e sosteneva la lira intarsiata di gemme e di avori
con la sinistra, con l’altra mano teneva il plettro.
(instructamque lyram gemmis ac dentibus indis
sustinet a leva: tenuit manus altera plectrum
)

Il dio citaredo era stato sfidato da Pan, che pensava di superarlo suonando la sua rustica zampogna, ma ovviamente non andò così. Sicuro di sé, bellissimo, munito del plettro (rigorosamente d’oro!) e della sua scintillante cetra suonata – neanche a dirlo – divinamente, Apollo stravinse. Tuttavia, si trovava a passare da quelle parti Mida, l’incauto re che aveva ottenuto lo sciagurato dono di trasformare tutto in oro col suo tocco. A caccia di altri guai, aveva ascoltato entrambi i contendenti e non si dichiarò d’accordo col verdetto. Mai discutere con un dio… Febo allungò le orecchie sacrileghe di Mida e le coprì di peli, trasformandole in quelle di un asino.

Disavventure leggendarie a parte, il plettro seguitò a mantenere un ruolo di tutto rispetto nella musica; spiega ancora Tinctoris, che presso i suoi contemporanei lo stesso termine indicava anche l’archetto di crine.

Sembra che un musicista arabo del IX secolo, Ziryāb, sostituisse il plettro tradizionale di legno con un’unghia d’aquila, talvolta ancora usata dagli odierni suonatori di ūd, il liuto arabo. L’artiglio del rapace riscosse successo: riproduceva molte caratteristiche dell’unghia umana, ma aveva una punta straordinariamente acuminata, resistente e flessibile.

Nell’Italia medievale il plettro fu comunemente detto ‘penna’ e così è chiamato ancora oggi da molti chitarristi. Oltre ai modelli in artiglio aquilino, ne erano disponibili altri in legno, metallo, avorio, osso, tartaruga, pergamena e penna d’oca; oggi è prodotto quasi sempre di materiale sintetico, come nylon o plastica.

Plettro per chitarra elettrica o acustica

Proprio nel Medioevo, l’ud giunse in Europa, prendendo il nome di liuto e mantenendo la sua connotazione di strumento monodico. In seguito, con la diffusione della polifonia, s’iniziò a suonare il liuto anche con i polpastrelli, abbandonando progressivamente l’impiego del plettro nella musica cólta. Infatti, suonare con le dita permette l’esecuzione di passaggi polivoci in simultanea, mentre con il plettro si può eseguire soltanto una nota per volta. Tutt’al più, può dare spazio a effetti simili all’arpeggio o al rasgueado, quest’ultimo ottenuto percuotendo più corde con una sola pennata.

Un’altra peculiarità preziosa, consentita dal nostro piccolo aggeggio, è il tremolo, ossia la ripetizione della stessa nota in veloce sequenza ‘su-giù’, come avviene spesso nella tecnica mandolinistica o nella musica del vicino Oriente, ancora viva ai nostri giorni.

Plettro per ‘ud

Il plettro si tiene in mano oppure tra le dita, e talvolta è dotato di un supporto anatomico a forma di anello. Una tecnica moderna di esecuzione virtuosistica sulla chitarra è quella talvolta definita flat-picking. Il termine plettro indica anche la linguetta posta sul salterello che pizzica la corda del clavicembalo.

Con uso figurato, plettro è sinonimo elegante anche di ‘lingua’, cosicché il ‘tosco plettro’ indica l’idioma toscano. Oppure, è sinonimo d’ispirazione poetica.

Riguardo a questo piccolo oggetto, citando Ariosto, «forse altri canterà con miglior plettro».

Parola pubblicata il 02 Ottobre 2022

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