Asino

Parole bestiali

à-si-no

Significato Mammifero della famiglia degli equidi, distinto in tre specie e diverse sottospecie; tra queste la più nota è l’asino domestico, sottospecie dell’asino africano, chiamato anche somaro o più famigliarmente ciuco

Etimologia dal latino asinus, di origine preindoeuropea.

Chiariamolo subito: l’asino non è la brutta copia del cavallo, come noi non siamo la variante pelata dello scimpanzé. C’è una parentela, ma il percorso evolutivo è tutto diverso: mentre i cavalli scorrazzavano nelle verdi steppe dell’Eurasia, gli asini si incaponivano a sopravvivere nei deserti rocciosi dell’Africa. Per questo resistono assai meglio alla scarsità di cibo e acqua, oltre a campare con il 75-50% delle calorie necessarie a un cavallo.

Anche il loro strambo aspetto è assolutamente logico: le lunghe orecchie sono fatte per disperdere il calore, la grossa bocca per triturare tutto il poco cibo disponibile, il raglio potente per comunicare con i propri simili sparsi per le distese desertiche.

Non solo: sul terreno roccioso mettersi a correre al primo segnale di pericolo significava rischiare d’azzopparsi. Perciò gli asini sono dei problem solver più raffinati dei cavalli: di fronte a una difficoltà si immobilizzano per vagliare le opzioni. Sfortunatamente noi l’abbiamo interpretato come un segno di ottusa indecisione; da qui la proverbiale storiella dell’“asino di Buridano” (attribuita per errore al filosofo Buridan), che morì di fame perché non riuscì a scegliere tra due identici mucchi di fieno.

D’altro canto gli asini sanno essere anche molto assertivi: avendo poche risorse hanno dovuto imparare a lottare per difenderle. Non a caso gli antichi Romani chiamarono ‘onagro’ (nome greco dell’asino selvatico) una delle loro macchine da guerra.

In generale, comunque, si tratta di creature pacifiche e pazienti, che perciò godono di particolare favore nelle tradizioni religiose. Pensiamo al fedele compagno di Giuseppe e Maria o alla cavalcatura di Gesù nel trionfale ingresso a Gerusalemme (da cui, secondo una voce popolare, sarebbe disceso Yafur, l’asino parlante di Maometto).

Ciò non ha impedito che l’asino diventasse anche un simbolo di pigra ignoranza, motivo per cui Pinocchio rischia seriamente di passare la sua vita in forma di somaro. Una sorte peraltro condivisa, 1700 anni prima, dal protagonista dell’Asino d’oro di Apuleio, trasformatosi però a causa della sua libidine (pare che gli asini siano molto dotati in questo senso).

Perciò si dice anche: “E qui casca l’asino!” quando s’incontra una questione difficile, che mette alla prova l’intelligenza di chi l’affronta. Nel Medioevo infatti era detto “ponte dell’asino” un problema-trabocchetto studiato per far “cadere” gli allievi più sciocchi.

Sorte non migliore è toccata al mulo, spesso nominato per la sua cocciutaggine e l’abitudine a portare pesi (condivisa con il suo erede meccanico, il ‘muletto’). Inoltre, in quanto incrocio di un asino e una cavalla, rappresenta l’ibrido per eccellenza, tanto da aver dato origine a ‘mulatto’. Viceversa l’incrocio di un’asina e un cavallo – il bardotto – è piuttosto raro, sia per la maggiore difficoltà di combinare i corredi cromosomici, sia per lo snobismo dei cavalli che prediligono le femmine della propria specie.

Eppure si può dire che le civiltà umane siano cresciute proprio sulla schiena di asini e muli. Per esempio i primi autori della famosa maschera di Tutankhamun furono, a ben guardare, gli asinelli: quelli che trasportarono l’oro dalla Nubia, i turchesi dal Sinai, i lapislazzuli dall’Afghanistan e l’ossidiana dall’Etiopia.

Ancora oggi rappresentano spesso la soluzione migliore per i pastori che devono trasportare gli agnelli appena nati: caricati in comode tasche sul dorso dell’asino, i piccoli possono viaggiare al caldo senza che i loro odori si mischino (altrimenti le mamme rischierebbero di non riconoscerli).

Parola pubblicata il 03 Gennaio 2022

Parole bestiali - con Lucia e Andrea Masetti

Un lunedì su due, un viaggio nell'arcipelago dei nomi degli animali, in quello che significano per noi, nel modo in cui abitano la nostra vita e la nostra immaginazione.