SignificatoMuovere il gomito, colpire col gomito; farsi largo coi gomiti; farsi largo in maniera competitiva, concitata e smaliziata
Etimologia composto parasintetico di gomito, dal latino cubitus.
È straordinario come un riferimento essenziale, diciamo pure scarno, a una parte del corpo delle meno interessanti, riesca a veicolare dei significati tanto precisi e torniti in maniera tanto immediata e incisiva.
Si tratta di una parola recente - dizionari diversi pongono date d’attestazione diverse, ma siamo fra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento - e descrive naturalmente un dar di gomito, toccando, urtando o prendendo spazio. Quando al ristorante il fidanzato dell’amica inizia i suoi soliti sproloqui, senza farci vedere sgomitiamo maliziosamente per richiamare l’attenzione chi accanto a noi se li sta perdendo; a forza di sgomitare in un discorso concitato lo zio finisce per spaccare un vaso soprammobile; e il bello stile di nuoto di cui ci siamo vantati si rivela poco più di uno sgomitare convulso e schiumante. L’atto dello sgomitare non coinvolge una personalità sensibile come quella della mano; il gomito è duro, osseo, quasi cieco d’informazioni sensoriali, e di rado riesce a comunicare qualcosa. Anzi, facilmente il suo è un movimento che resta del tutto incalcolato: chi bada mai a che cosa fanno i propri gomiti? E questo è ciò che rende discreto, quasi insospettabile, lo sgomitare sostenuto da volontà. Che non è solo complice, anzi: lo sgomitare è soprattutto un prendersi spazio, figurato o no.
Se al concerto sgomitiamo per arrivare sotto al palco non meniamo le mani né prendiamo a spallate qualcuno, ma non chiediamo nemmeno permesso: l’angolo sottile del gomito s’insinua e apre lo spazio che il bacino conquisterà, e per quanto questo sgomitare possa essere intenso, da solo non raggiungerà mai la soglia della violenza e avrà sempre una sua certa discrezione. Si sgomita nella folla di pari senza imporsi, ma raggiungendo il posto che si vuole con urgenza presente, pressante, perfino petulante, e astuzia pronta e continua. Fisiologica qualche botta, qualche scortesia, qualche invadenza, qualche scorrettezza. Sono queste le sfumature fini che ci si dipingono in mente quando immaginiamo non solo i ragazzi che sgomitano per farsi autografare la maglietta, ma anche i colleghi che sgomitano per la promozione, i mondani che sgomitano per un invito. Atti tendenzialmente grossolani, tendenzialmente efficaci, almeno smaliziati, spesso concitati, spesso competitivi, tutti compiuti in punta di gomito.
È straordinario come un riferimento essenziale, diciamo pure scarno, a una parte del corpo delle meno interessanti, riesca a veicolare dei significati tanto precisi e torniti in maniera tanto immediata e incisiva.
Si tratta di una parola recente - dizionari diversi pongono date d’attestazione diverse, ma siamo fra la seconda metà dell’Ottocento e la prima del Novecento - e descrive naturalmente un dar di gomito, toccando, urtando o prendendo spazio. Quando al ristorante il fidanzato dell’amica inizia i suoi soliti sproloqui, senza farci vedere sgomitiamo maliziosamente per richiamare l’attenzione chi accanto a noi se li sta perdendo; a forza di sgomitare in un discorso concitato lo zio finisce per spaccare un vaso soprammobile; e il bello stile di nuoto di cui ci siamo vantati si rivela poco più di uno sgomitare convulso e schiumante. L’atto dello sgomitare non coinvolge una personalità sensibile come quella della mano; il gomito è duro, osseo, quasi cieco d’informazioni sensoriali, e di rado riesce a comunicare qualcosa. Anzi, facilmente il suo è un movimento che resta del tutto incalcolato: chi bada mai a che cosa fanno i propri gomiti? E questo è ciò che rende discreto, quasi insospettabile, lo sgomitare sostenuto da volontà. Che non è solo complice, anzi: lo sgomitare è soprattutto un prendersi spazio, figurato o no.
Se al concerto sgomitiamo per arrivare sotto al palco non meniamo le mani né prendiamo a spallate qualcuno, ma non chiediamo nemmeno permesso: l’angolo sottile del gomito s’insinua e apre lo spazio che il bacino conquisterà, e per quanto questo sgomitare possa essere intenso, da solo non raggiungerà mai la soglia della violenza e avrà sempre una sua certa discrezione. Si sgomita nella folla di pari senza imporsi, ma raggiungendo il posto che si vuole con urgenza presente, pressante, perfino petulante, e astuzia pronta e continua. Fisiologica qualche botta, qualche scortesia, qualche invadenza, qualche scorrettezza. Sono queste le sfumature fini che ci si dipingono in mente quando immaginiamo non solo i ragazzi che sgomitano per farsi autografare la maglietta, ma anche i colleghi che sgomitano per la promozione, i mondani che sgomitano per un invito. Atti tendenzialmente grossolani, tendenzialmente efficaci, almeno smaliziati, spesso concitati, spesso competitivi, tutti compiuti in punta di gomito.