SignificatoStruttura verticale che sporge fuori piombo, o che presenta sporgenze; precipizio
Etimologia da strapiombare, derivato di piombare ‘cadere a piombo’ col prefisso stra- ‘fuori’.
Questa parola è spesso intesa semplicemente col significato di burrone, precipizio, e fermandoci a quest’uso perdiamo tutto il meglio di quello che ha da dirci. Lo strapiombo fa molta più paura di così.
Si nota facilmente che nella parola ‘strapiombo’ c’è il ‘piombo’, e a nessuno casca la mandibola dalla meraviglia a sentir dire che questo piombo c’entra con una misura di verticalità. Un filo con un piombino in fondo è uno strumento antico ed efficace per controllare quale sia la verticale rispetto a un certo punto, e ad esempio mi può rivelare se il muretto di confine che ho tirato su ha un lato sotto cui è meglio non dormire.
In casi come questo si può affermare che il muretto strapiomba. Cioè è fuori piombo, fuori dalla verticale determinata dal filo a piombo. E lo strapiombo è proprio lo stato in cui qualcosa sporge dalla verticale. Ad esempio è uno strapiombo la punta della Rupe dei Re da cui Simba penzola pericolosamente mentre suo zio Scar gli sibila «Ho ucciso io Mufasa». È a strapiombo la terrazza dal pavimento trasparente pensata per attirare i turisti con la promessa di uno spavento. È uno strapiombo quello dello sperone di roccia che si protende dalla parete e che solo gli alpinisti più capaci possono scalare.
Anche se il filo a piombo è vecchio quasi quanto l’edilizia, ‘strapiombo’ è un termine recente, della fine dell’Ottocento, e che anzi entra nel lessico dell’alpinismo solo negli anni ‘30 del Novecento. Lo strapiombare (derivato di ‘piombare’, verbo che ha avuto tutta un’altra fortuna figurata) è precedente solo di qualche decennio.
Ebbene, poiché nel più sta il meno, lo strapiombo da sporgenza sotto cui vaneggia un irrimediabile vuoto, è diventato in generale il precipizio anche a piombo, lo scoscendimento vertiginoso. Un indebolimento? Be’, va comunque notato che anche davanti al precipizio a piombo, anzi anche davanti al pendio scosceso, si apprezza l’altezza e sente la vertigine quando siamo noi a sporgerci fuori piombo: a spaventare non è la parete verticale o men che verticale, ma lo sbilanciamento fuori. Quindi il riferimento, anche se meno forte, non è peregrino, e si può parlare dello strapiombo che segnato da un ripido sentiero porta al mare, dello strapiombo dei ponteggi del palazzo, e anche (nel lessico tecnico) dello strapiombo della nave che, al varo, scivola in mare da un antiscalo corto e quindi vi entra con grandi inclinazioni e sobbalzi irregolari.
Una parola che senz’altro ci suggestiona molto, specie grazie a un suono così ampio e drammatico.
Questa parola è spesso intesa semplicemente col significato di burrone, precipizio, e fermandoci a quest’uso perdiamo tutto il meglio di quello che ha da dirci. Lo strapiombo fa molta più paura di così.
Si nota facilmente che nella parola ‘strapiombo’ c’è il ‘piombo’, e a nessuno casca la mandibola dalla meraviglia a sentir dire che questo piombo c’entra con una misura di verticalità. Un filo con un piombino in fondo è uno strumento antico ed efficace per controllare quale sia la verticale rispetto a un certo punto, e ad esempio mi può rivelare se il muretto di confine che ho tirato su ha un lato sotto cui è meglio non dormire.
In casi come questo si può affermare che il muretto strapiomba. Cioè è fuori piombo, fuori dalla verticale determinata dal filo a piombo. E lo strapiombo è proprio lo stato in cui qualcosa sporge dalla verticale. Ad esempio è uno strapiombo la punta della Rupe dei Re da cui Simba penzola pericolosamente mentre suo zio Scar gli sibila «Ho ucciso io Mufasa». È a strapiombo la terrazza dal pavimento trasparente pensata per attirare i turisti con la promessa di uno spavento. È uno strapiombo quello dello sperone di roccia che si protende dalla parete e che solo gli alpinisti più capaci possono scalare.
Anche se il filo a piombo è vecchio quasi quanto l’edilizia, ‘strapiombo’ è un termine recente, della fine dell’Ottocento, e che anzi entra nel lessico dell’alpinismo solo negli anni ‘30 del Novecento. Lo strapiombare (derivato di ‘piombare’, verbo che ha avuto tutta un’altra fortuna figurata) è precedente solo di qualche decennio.
Ebbene, poiché nel più sta il meno, lo strapiombo da sporgenza sotto cui vaneggia un irrimediabile vuoto, è diventato in generale il precipizio anche a piombo, lo scoscendimento vertiginoso. Un indebolimento? Be’, va comunque notato che anche davanti al precipizio a piombo, anzi anche davanti al pendio scosceso, si apprezza l’altezza e sente la vertigine quando siamo noi a sporgerci fuori piombo: a spaventare non è la parete verticale o men che verticale, ma lo sbilanciamento fuori. Quindi il riferimento, anche se meno forte, non è peregrino, e si può parlare dello strapiombo che segnato da un ripido sentiero porta al mare, dello strapiombo dei ponteggi del palazzo, e anche (nel lessico tecnico) dello strapiombo della nave che, al varo, scivola in mare da un antiscalo corto e quindi vi entra con grandi inclinazioni e sobbalzi irregolari.
Una parola che senz’altro ci suggestiona molto, specie grazie a un suono così ampio e drammatico.