Superstizione
su-per-sti-zió-ne
Significato Credenza, pratica che attribuisce a cause soprannaturali fenomeni spiegabili con cause note; credenza irrazionale nell’influenza fausta o funesta di alcuni fattori sulla vita umana; vestigio di culti più antichi rimasto in una religione
Etimologia voce dotta recuperata dal latino superstitio, derivata di superstare ‘stare sopra’, ma anche ‘sopravvivere, testimoniare’.
Parola pubblicata il 21 Settembre 2023
È una parola che prende il serpente per la coda — afferra un problema, mettendolo però nelle condizioni di ritorcerlesi contro. E non è una situazione recente.
Già il latino sul punto è chiarissimo, nonostante la nuvola variegata di significati che superstitio acquista: c’è una contrapposizione netta fra superstitio e religio. Quest’ultima proietta un sentimento devoto e scrupoloso di pietas, corretto, così come dev’essere, quell’altra invece è un groppo di fanatismi, vanità, credenze fondate sull’ignoranza e sul terrore e avvitate su pratiche mistiche e divinatorie. Insomma, niente di nuovo sotto il sole: anche per i nostri nonni e le nostre nonne dei tempi esistevano la religione vera e le false credenze. Ad esempio, per usare le parole di Svetonio, «i Cristiani [erano] un genere d’uomini dediti a una nuova e malefica superstizione.»
Ecco che il serpente si gira: una volta che hai prodotto il concetto di ‘superstizione’, quale sia religione e quale superstizione si decide di volta in volta, a seconda del potere che abbiamo di affermarlo. Non che anche per religio fossero tutte rose e fiori, beninteso: Tito Lucrezio Caro, filosofo epicureo e squisito poeta del I secolo a.C., nel suo meraviglioso poema De rerum natura (‘Sulla natura’, o ‘sulla natura delle cose’) usa volentieri il termine religio per descrivere le folli credenze che portano gli esseri umani a compiere tanto male — anche se con verecondia spesso in italiano è tradotto con ‘superstizione’. E d’altro canto, in epoca cristiana, le superstizioni saranno principalmente superstizioni pagane, di culti precedenti di cui resta l’alone, per non parlare della portata delle superstizioni durante illuminismo e positivismo. Forse risalire il torrente dell’etimo ci sarà d’aiuto a fondare meglio il concetto?
Dicevamo, che il termine latino superstitio ha una nuvola variegata di significati. Indica la profezia e la predizione, il terrore del soprannaturale e delle divinità — possiamo dire, tutta quella porzione di credenze superiori che si distinguono per scompostezza ed estemporaneità, poco olimpiche, serene, vere, e anche poco confacenti al pragmatismo razionale di Roma. Ma da dove scaturisca, e quale sia il preciso sviluppo del suo significato, è dibattuto. C’è a monte un superstare, uno ‘stare sopra’, che si può leggere in sensi diversi. Può essere inteso come antecedente di superstes (da cui il nostro ‘superstite’ — il superstare è anche un sopravvivere) che è sopravvissuto sì, ma in quanto tale anche testimone, e questo ci dà la dimensione testimoniale propria della divinazione — che testimonia il futuro e il superno. Ma c’è chi dice più linearmente che questo superstare possa adombrare una sovrastruttura, ciò che sta sopra il mondo materiale nel sistema delle credenze riguardo al soprannaturale — anche se forse è una spiegazione troppo netta e astratta, rispetto alla varietà di usi pratici e popolari radicati in latino.
Ebbene no, risalire il torrente dell’etimo non ci è stato d’aiuto: non abbiamo trovato una sorgente pulita che ci circoscrivesse il senso netto della superstizione, ma solo una radura con molte polle misteriose. Sembra una parola forgiata nella relatività — tetragona nel suo significato solidissimo di credenza falsa, ignorante e impaurita e però pronta ad essere palleggiata in ogni verso, a vestire ogni dottrina e ogni pratica che si rivolga fuori dal mondo sensibile (buona per essere cucita su passaggi sotto alle scale, cornetti, e gatti neri quanto su fedi diverse).
Dopotutto, bella l’urbanità e la dottrina della divisione fra religio e superstitio, ma ricordiamoci che la gente di Roma, dall’empireo alla cloaca, non muoveva un passo senza trarre auspici, spesso truccandoli.