Taccuino

tac-cu-ì-no

Significato Quadernino, blocco note

Etimologia dall’arabo taqwīm che significa ‘almanacco’, dal verbo qama che, nella sua seconda forma, generalmente intensiva, qawwama, assume il significato di ‘mettere nel giusto ordine’, ‘sistemare in ordine preciso’, attraverso il latino medievale tacuinum.

Questa è una di quelle parole che impariamo a scrivere con particolare attenzione, a scuola. Fa parte di un gruppo di parole capricciose, insieme a ‘cuoio’, ‘acqua’, ‘cuocere’ e molte altre. Ha un suono farraginoso, faticoso: una prima sillaba rapida, occlusa immediatamente dalla doppia c, addolcita dalla desinenza ‘ino’, che noi potremmo scambiare per un suffisso con valore diminutivo, forse influenzati dalle dimensioni contenute dell’oggetto in questione. E invece no, ‘ino’, in questo caso, è la trasformazione di ‘īm’ della parola originaria, taqwīm. Ma come ci è finita, in italiano, questa parola? Ebbene, ancora una volta si deve essere riconoscenti verso la sapienza medica araba. Ma andiamo con il giusto ordine, è proprio il caso di dirlo.

Taccuino arriva in italiano dall’arabo attraverso il latino medievale tacuinum. Fino alla metà del XV secolo, infatti, erano molto diffusi tra le classi aristocratiche, i cosiddetti tacuina sanitatis, una sorta di compendi, di almanacchi medici. Miniati, decorati, illustrati pregevolmente, erano una Treccani dell’igiene e delle buone pratiche per conservarsi la salute in un tempo in cui una carie poteva anche portare alla morte.

Se si parla di salute, medicina e di medioevo, viene automatico pensare alla grande Scuola Medica Salernitana, presso cui lo studio della scienza medica fu largamente influenzato dai testi degli immensi dottori arabi che pervenivano in Campania attraversando il mare Mediterraneo.

A volte erano gli stessi medici a compiere il viaggio, come Costantino l’Africano (1020 – 1087), ma molto spesso le conoscenze acquisite dai dottori arabi erano divulgate grazie alle traduzioni fatte da scienziati arabofoni. Vale la pena quindi menzionare Ferraguth di Girgenti, medico ebreo siciliano vissuto nel XIII secolo che lavorò alla corte di Carlo I d’Angiò, traducendo dall’arabo in latino, tra le altre cose, anche un’opera di Ibn Butlan, sebbene molti altri nomi siano stati avanzati per l’attribuzione della traduzione.

Ibn Butlan, vissuto tra il 1001 e il 1066, fu un dottore di fede melkita (cattolica orientale) che divise la sua attività tra la nativa Baghdad e l’Egitto, Costantinopoli e la Siria, dove si fece monaco e finì i suoi giorni. La sua opera più conosciuta, e quella che Ferraguth di Girgenti, pare, tradusse, è Taqwīm al-sihhah, l’Almanacco della salute: una raccolta di consigli di igiene di vita, di alimentazione, di allenamento fisico organizzati in un ordine preciso (significato da quel qawwama che leggevamo nell’etimologia) in accordo col calendario stagionale e lunare.

Ma insomma, che mai sarà successo perché un almanacco della salute sia poi diventato l’oggetto che il tenente Colombo tira fuori dalla tasca per prendere gli appunti sull’indagine in corso? Viene da pensare che, essendo il taccuino un almanacco, annotarvi sopra gli avvenimenti del giorno, le cose da fare, i memoranda — avendolo poi sempre sotto mano come un prontuario — lo abbia lentamente portato, con il passare dei secoli e delle mode, a diventare un blocchetto di carta su cui annotare le misure per l’abito nuovo, uno zibaldone in cui riversare i propri pensieri, il supporto su cui fermare, preso dall’ispirazione, i versi di un inno.

Parola pubblicata il 13 Marzo 2020

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.