SignificatoEssere in grande quantità; essere molto provvisto; usare con larghezza
Etimologia voce dotta, recuperata dal latino abundāre propriamente ‘inondare, traboccare’, derivato di unda ‘onda’, con prefisso ab- ‘da, via da’.
Difficile aspettarselo: il verbo ‘abbondare’ è fratello dell’inondare e dell’esondare, tutti appartenenti alla famiglia dell’unda latina. Ma c’è poco di strano se pensiamo che la sua immagine è quasi sovrapponibile a quella del traboccare.
Quel prefisso latino ab- descrive un moto da luogo; e l’onda che viene via da è naturalmente un’onda che rotola fuori dal suo tramite consueto, investendo, allagando (ricordiamoci che sia l’onda italiana sia la latina unda sono anche, figuratamente, l’acqua corrente e l’acqua del mare). Vediamo che quindi l’abbondare delle origini è simile all’esondare, ma il prefisso ex- (‘fuori’) e l’ab- (‘via da’), per quanto collimino, non sono uguali. Fra l’esondare e l’abbondare corre la differenza che vediamo fra l’enorme e l’abnorme: se i primi dipingono un’uscita in tutte le direzioni, indistinta (un petardo in un bicchiere d’acqua), i secondi disegnano un eccesso più direzionato. Il fiume che esonda rompe gli argini e addio addio, l’enorme scassa la grandezza della misura d’uomo; invece l’abnorme esce in un senso preciso e non solo dimensionale da una norma più sottile, che riguarda anatomie, pensieri, comportamenti, fenomeni.
Con precisione simile ciò che abbonda è esattamente ciò che c’è in eccesso, ciò che trabocca rispetto a un colmo normale, ciò che ‘viene da’ quel colmo, da un pieno naturale e definito che si però rivela troppo pieno. Quelle risorse non vengono disperse ‘fuori’ senza costrutto, ma procedono con bella forza nel loro essere in più. Insomma, la terra che abbonda d’acqua ha fiumi da cui si dipanano ragne di canali, specchi di risaie.
Ma nell’abbondare non sentiamo più scrosciare l’acqua: fin dalle sue attestazioni duecentesche lo troviamo astratto in un ‘essere in grande quantità’, o ‘essere molto provvisto’, o ‘usare con larghezza’. Abbondano le piogge nella stagione sbagliata, quest’anno l’olio abbonda ma è meno buono; il film abbonda di citazioni e omaggi, la credenza abbonda di conserva di pomodoro, il collega sussiegoso abbonda con gli aggettivi, l’amica abbonda col sale, e mentre mesci il vino, mi raccomando, abbonda. L’immagine non è più intensa del traboccare, anzi, è più asciutta (!) ed equilibrata: difficilmente l’abbondante è eccessivo, è solo ricco, giusto un po’ troppo. Infatti il commesso, con grazioso eufemismo, non parla di taglie cicciobomba, ma di taglie abbondanti.
Però il suono, il suono fa quasi tutto l’abbondare, un suono grasso, largo, pronunciato come avessimo la bocca piena, morbido come quella cresta d’onda che non ci vedevamo.
Difficile aspettarselo: il verbo ‘abbondare’ è fratello dell’inondare e dell’esondare, tutti appartenenti alla famiglia dell’unda latina. Ma c’è poco di strano se pensiamo che la sua immagine è quasi sovrapponibile a quella del traboccare.
Quel prefisso latino ab- descrive un moto da luogo; e l’onda che viene via da è naturalmente un’onda che rotola fuori dal suo tramite consueto, investendo, allagando (ricordiamoci che sia l’onda italiana sia la latina unda sono anche, figuratamente, l’acqua corrente e l’acqua del mare). Vediamo che quindi l’abbondare delle origini è simile all’esondare, ma il prefisso ex- (‘fuori’) e l’ab- (‘via da’), per quanto collimino, non sono uguali. Fra l’esondare e l’abbondare corre la differenza che vediamo fra l’enorme e l’abnorme: se i primi dipingono un’uscita in tutte le direzioni, indistinta (un petardo in un bicchiere d’acqua), i secondi disegnano un eccesso più direzionato. Il fiume che esonda rompe gli argini e addio addio, l’enorme scassa la grandezza della misura d’uomo; invece l’abnorme esce in un senso preciso e non solo dimensionale da una norma più sottile, che riguarda anatomie, pensieri, comportamenti, fenomeni.
Con precisione simile ciò che abbonda è esattamente ciò che c’è in eccesso, ciò che trabocca rispetto a un colmo normale, ciò che ‘viene da’ quel colmo, da un pieno naturale e definito che si però rivela troppo pieno. Quelle risorse non vengono disperse ‘fuori’ senza costrutto, ma procedono con bella forza nel loro essere in più. Insomma, la terra che abbonda d’acqua ha fiumi da cui si dipanano ragne di canali, specchi di risaie.
Ma nell’abbondare non sentiamo più scrosciare l’acqua: fin dalle sue attestazioni duecentesche lo troviamo astratto in un ‘essere in grande quantità’, o ‘essere molto provvisto’, o ‘usare con larghezza’. Abbondano le piogge nella stagione sbagliata, quest’anno l’olio abbonda ma è meno buono; il film abbonda di citazioni e omaggi, la credenza abbonda di conserva di pomodoro, il collega sussiegoso abbonda con gli aggettivi, l’amica abbonda col sale, e mentre mesci il vino, mi raccomando, abbonda. L’immagine non è più intensa del traboccare, anzi, è più asciutta (!) ed equilibrata: difficilmente l’abbondante è eccessivo, è solo ricco, giusto un po’ troppo. Infatti il commesso, con grazioso eufemismo, non parla di taglie cicciobomba, ma di taglie abbondanti.
Però il suono, il suono fa quasi tutto l’abbondare, un suono grasso, largo, pronunciato come avessimo la bocca piena, morbido come quella cresta d’onda che non ci vedevamo.