SignificatoUrtare fra loro oggetti che facciano il rumore di ciottoli
Etimologia composto parasintetico di ciottolo, diminutivo di ciotto, di probabile origine preindoeuropea.
Le parole che descrivono i suoni sono fra le più complesse, e per una ragione ovvia ma sostanziale: sono suoni che raccontano suoni, senza il rifugio di metafore. L’acciottolare è una di queste, e a dispetto del suo uso non comune, il suo significato alle nostre orecchie è dei più familiari.
Quando accompagni in modo brusco il carrello della lavastoviglie, acciottoli i piatti. Quando il cassiere ti ha dato un resto tutto in monete e te lo infili in tasca, le acciottoli a ogni passo. Quando tua nonna ti ha dato una scatola con delle belle tazzine di un vecchio servito, le senti acciottolare ogni gradino che scendi. E acciottoli i sassi che sovrappensiero calci camminando sull’asfalto.
Nel Seicento questo verbo vede la luce con un significato specifico, quello del pavimentare con ciottoli tenuti insieme da una malta; solo a metà dell’Ottocento matura il suo significato sonoro, che ci chiede di pensare al rumore che fanno i ciottoli, quando cozzano fra loro — quello di quando camminiamo sul pendio sassoso e facciamo franare i sassi gli uni sugli altri, di quando camminiamo pesantemente sulla spiaggia ghiaiosa, di quando il bambino rovescia il pietrisco dal secchiello. È un rumore piuttosto sordo, secco — lo stesso ciotto, di cui il ciottolo è diminutivo, pare sia una voce preindoeuropea la cui origine si perde nella notte dei secoli, ma dice molto già col suono, le cui consonanti sono sorde. Sordo, secco eppure pieno e lievemente acuto, non grave come il tonfo di una roccia che cade, e soprattutto non singolo ma composito, una somma di piccoli suoni; uno per ogni piatto scosso, per ogni moneta che crocchia sulle altre, per ogni tazzina che tocca i bordi delle vicine, per ogni rimbalzo sulla strada.
È un verbo straordinariamente preciso. Infilato in un discorso gli permette di evocare in modo diretto un suono noto. E anche se non è il più comune, è capace di portare il suo significato anche all’orecchio ignaro. Insomma, è da intenditori, ma ha buon mercato.
Le parole che descrivono i suoni sono fra le più complesse, e per una ragione ovvia ma sostanziale: sono suoni che raccontano suoni, senza il rifugio di metafore. L’acciottolare è una di queste, e a dispetto del suo uso non comune, il suo significato alle nostre orecchie è dei più familiari.
Quando accompagni in modo brusco il carrello della lavastoviglie, acciottoli i piatti. Quando il cassiere ti ha dato un resto tutto in monete e te lo infili in tasca, le acciottoli a ogni passo. Quando tua nonna ti ha dato una scatola con delle belle tazzine di un vecchio servito, le senti acciottolare ogni gradino che scendi. E acciottoli i sassi che sovrappensiero calci camminando sull’asfalto.
Nel Seicento questo verbo vede la luce con un significato specifico, quello del pavimentare con ciottoli tenuti insieme da una malta; solo a metà dell’Ottocento matura il suo significato sonoro, che ci chiede di pensare al rumore che fanno i ciottoli, quando cozzano fra loro — quello di quando camminiamo sul pendio sassoso e facciamo franare i sassi gli uni sugli altri, di quando camminiamo pesantemente sulla spiaggia ghiaiosa, di quando il bambino rovescia il pietrisco dal secchiello. È un rumore piuttosto sordo, secco — lo stesso ciotto, di cui il ciottolo è diminutivo, pare sia una voce preindoeuropea la cui origine si perde nella notte dei secoli, ma dice molto già col suono, le cui consonanti sono sorde. Sordo, secco eppure pieno e lievemente acuto, non grave come il tonfo di una roccia che cade, e soprattutto non singolo ma composito, una somma di piccoli suoni; uno per ogni piatto scosso, per ogni moneta che crocchia sulle altre, per ogni tazzina che tocca i bordi delle vicine, per ogni rimbalzo sulla strada.
È un verbo straordinariamente preciso. Infilato in un discorso gli permette di evocare in modo diretto un suono noto. E anche se non è il più comune, è capace di portare il suo significato anche all’orecchio ignaro. Insomma, è da intenditori, ma ha buon mercato.