SignificatoBiancheggiante, che diventa bianco, che si illumina
Etimologia dal latino albescens, participio presente di albèscere ‘impallidire, imbiancarsi’, ma anche ‘albeggiare’, derivato di albus ‘bianco’.
Spesso è sorprendente venire a sapere quando è che una certa parola è entrata in italiano. Ebbene, siamo davanti a una voce dotta attestata solo alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso. Questo testimonia come la permeabilità fra lingue continui a esistere anche con il latino, per un periodo ben più lungo di quel che si potrebbe pensare - che perché no? arriva fino al presente. Dopotutto quello del latino resta un bacino di parole ormai stagnante sì, ma sterminato, e non è difficile attingervi.
A vederla, la sua costruzione è delle più consuete: anche in questo caso (analogamente a quanto avevamo visto con erubescente), è recuperata dal participio presente di un verbo incoativo, albèscere, cioè che descrive l’inizio di un’azione. Qui, l’inizio del diventare bianco, o luminoso. Tant’è che il latino albèscere aveva come significati l’impallidire, l’incanutire, l’imbiancarsi, e poi anche l’illuminarsi e l’albeggiare. Tutti principi di bianco o di luce.
Dal bosco si solleva una nebbia albescente, che a mano a mano prende spessore; durante la nevicata vediamo sparire l’asfalto della strada albescente; già a poche settimane dalla fine delle vacanze notiamo il colore albescente della nostra pelle; e alla fine della splendida nottata passata fra amici, rientriamo a casa sotto un cielo albescente.
L’azione che descrive è lieve - delicato il cambiamento di colore. Si può ben dire che si tratti di una parola di registro letterario, ma con la pronta afferrabilità del suo significato può essere una risorsa di grazia anche nel parlare più quotidiano.
Spesso è sorprendente venire a sapere quando è che una certa parola è entrata in italiano. Ebbene, siamo davanti a una voce dotta attestata solo alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso. Questo testimonia come la permeabilità fra lingue continui a esistere anche con il latino, per un periodo ben più lungo di quel che si potrebbe pensare - che perché no? arriva fino al presente. Dopotutto quello del latino resta un bacino di parole ormai stagnante sì, ma sterminato, e non è difficile attingervi.
A vederla, la sua costruzione è delle più consuete: anche in questo caso (analogamente a quanto avevamo visto con erubescente), è recuperata dal participio presente di un verbo incoativo, albèscere, cioè che descrive l’inizio di un’azione. Qui, l’inizio del diventare bianco, o luminoso. Tant’è che il latino albèscere aveva come significati l’impallidire, l’incanutire, l’imbiancarsi, e poi anche l’illuminarsi e l’albeggiare. Tutti principi di bianco o di luce.
Dal bosco si solleva una nebbia albescente, che a mano a mano prende spessore; durante la nevicata vediamo sparire l’asfalto della strada albescente; già a poche settimane dalla fine delle vacanze notiamo il colore albescente della nostra pelle; e alla fine della splendida nottata passata fra amici, rientriamo a casa sotto un cielo albescente.
L’azione che descrive è lieve - delicato il cambiamento di colore. Si può ben dire che si tratti di una parola di registro letterario, ma con la pronta afferrabilità del suo significato può essere una risorsa di grazia anche nel parlare più quotidiano.