Allerta

al-lèr-ta o al-lér-ta

Significato Esclamazione per tenere alta l’attenzione; attento, vigile; condizione di chi è rivolto a un pericolo imminente

Etimologia dalla locuzione all’erta.

Ma… quale ‘erta’?

Anche se hanno un gusto rétro, le locuzioni che sono alla base di parole come allarme o il nostro allerta di oggi sono trasparenti: gridi militari, da sentinelle, che nel caso di all’arme richiamano a una situazione già precipitata in cui è necessario impugnare le armi (arme in un pittoresco plurale arcaico) — e nel caso di all’erta no.

Si tratta di un grido che serve a tenere su l’attenzione, contro distrazioni, sonnolenze, rilassatezze. Il pericolo, la minaccia, è ancora potenziale, non attuale, ma c’è e anzi è imminente. Ora, sappiamo che il verbo ‘ergere’ racconta un innalzare, un porsi eretti, e potremmo vedere in all’erta un’esclamazione che inviti alla posizione di chi veglia vigile ed eretto. E invece dobbiamo prendere ‘erta’ nel suo significato proprio di salita ripida, e quindi di altura, di luogo elevato.

L’all’erta è una raccomandazione a stare di vedetta, in alto, senza concedersi di trattenersi nelle comodità dabbasso, ma conservandosi pronti a percepire il pericolo nel primo momento; è questo il senso in cui si sta all’erta. Niente più che uno stare in alto.

Anche nelle altre lingue romanze omologhe espressioni hanno dato origine a parole omologhe ad ‘allerta’; e in italiano si è mantenuta versatile, avendo funzioni diverse — ora interiezione, come quando gridiamo «Allerta!» (anche se magari non ci capita tutti i giorni…); ora aggettivo invariabile, come quando garantiamo che staremo sempre allerta, o notiamo che il cane riverso sul divano riesce comunque ad essere allerta (anche se in questi casi a volte ci piace scrivere la locuzione originale, all’erta); ora sostantivo, come quando parliamo dello stato di allerta, del dare l’allerta.

Un’espressione che, univerbata o no, gira grossomodo da cinque secoli, e che ha la sorte di una sfocatura curiosa: la sua normalità discreta e consumata — da comunicazione spicciola, da lessico di telegiornale — riesce a contrabbandarci ogni volta il nome dell’erta, proprio di luoghi aspri, che per il suo registro letterario di rado entra altrimenti nei nostri discorsi.

Parola pubblicata il 21 Ottobre 2020