Antropomorfo

an-tro-po-mòr-fo

Significato Che ha forma umana

Etimologia voce dotta recuperata dal greco anthropómorphos, composto di ánthropos ‘uomo’ e morphé ‘forma’ .

È curioso avere a disposizione una parola che significa ‘che ha forma umana’ e rendersi conto che serve essenzialmente per parlare del non umano. Squaderna un metro e una prospettiva fondamentale.

Esistono decine di aggettivi composti con -morfo che in maniera del tutto neutra, puramente descrittiva, ci parlano di cose che hanno una certa forma. Ma la figura umana, l’aspetto umano non è come il resto delle forme del mondo: si porta dietro grandi implicazioni.
Il rilievo è ovvio, ma qui sentiamo in maniera particolarmente forte che l’antropomorfo, circoscrivendo questa forma... si riferisce al non umano. È antropomorfo chi o ciò che è strano abbia una forma umana, anzi non dovrebbe avere forma umana perché propriamente umano non è — ma ce l’ha.

Uno degli esempi più classici è quello delle scimmie antropomorfe. Il vasto mondo animale, col passare dei milioni di anni, ha sviluppato un’infinità di forme anche molto diverse da quelle che proprio infine sarebbero toccate a noi — e la nostra cultura si è sviluppata con una certa convinzione dell’unicità dell’essere umano. Ma non a caso condividiamo più di qualche somiglianza con alcune famiglie di scimmie: fuori dall’umano, riconosciamo l’antropomorfo nelle nostre parenti ominoidi — oranghi, gorilla, scimpanzè e via dicendo.

Ma come in basso così in alto, e il concetto di antropomorfismo si proietta con particolare vigore nel soprannaturale. Si parla facilmente delle divinità antropomorfe del pantheon greco, ad esempio — esseri che be’, potrebbero bene essere manifestazioni trascendenti del reale e in quanto tali non aver molto a che fare con la nostra figura, ma che sono rappresentate e narrate con le fattezze di esseri umani. E più importante ancora, con i sentimenti degli umani. Qui la forma informa anche una sostanza interiore. Peraltro, in maniera più sostanziale di quanto l’antropomorfo non faccia quando si parla di scimmie. Ma anche le divinità del mito, come le scimmie, son gente semplice — c’è chi si adira, c’è chi si conturba, c’è chi si ingelosisce, c’è chi in qualche caso si muove a pietà.

Ma fra cielo e terra sono innumerevoli le chimere naturali e artificiali che possono mostrare forma umana e meritarsi la qualifica di antropomorfe; posso parlare delle zucchine tonde antropomorfe che coltivo facendole cresce in gabbiette che danno loro un volto; posso raccontare delle figure antropomorfe rappresentate sulle pareti della caverna; posso descrivere l'animale antropomorfo protagonista del libro o della serie; posso parlare degli alieni antropomorfi immaginati nel racconto di fantascienza, o di robot antropomorfi, o non antropomorfi; posso trattare degli animali domestici da antropomorfi.

In tutti i casi questo attributo, così imitativo, così concreto, così morale, ci ricorda quanto il nostro pensiero sia antropocentrico. Quanto l’umano, la forma umana, tenda a farsi davvero misura di tutte le cose.

Parola pubblicata il 27 Febbraio 2025