Brama

brà-ma

Significato Desiderio ardente, avidità sfrenata

Etimologia dalla voce germanica ricostruita brammōn ‘muggire’.

Il desiderio ardente e cùpido della brama vive in un registro che, se non è proprio letterario, almeno è decisamente elevato. Ma per capire la storia che ci racconta dobbiamo rivolgerci agli animali.

La brama è parente stretta del bramito — ossia del mugghio dell’animale selvatico, specie del cervo e (qualcuno aggiunge) dell’orso. Scaturiscono da un termine germanico ricostruito, brammōn, che significava ‘muggire’ e che ha avuto figli nelle lingue di tutta l’Europa occidentale. Ma mentre di solito questi mantengono (come il bramito) un nesso originale col verso di un animale, il ‘bramare’, coi suoi significati che toccano l’intimo e l’alto, è un unicum.

Per che cosa gli animali mugghiano, bramiscono? Sfida, avvertimento, affermazione, conquista, desiderio sessuale. E non dissimile è il perché, l’inclinazione, della brama umana. Anche quando apparentemente si eleva, anche quando è brama di conoscenza, brama di potere, brama di realizzazione, e di onori — brame prime per spicco, ma non primitive — c’è dentro la vibrazione eccitata di un bramito bestiale di desiderio.

Con questi suoi tratti profondi è una parola unica, se pensiamo alla nostra brama davanti alla vetrina della pasticceria (come potresti dirla fame?), alla brama di conoscere un segreto da cui sei escluso (quanto sembreresti più matto se fosse smania?), alla brama di una vittoria sportiva (come sarebbe più sfiatata l’ansia, più fatua la voglia).

È una parola che riporta lo slancio di concupiscenza a una febbrile dimensione selvatica — violenta, sfrenata e tormentata. Quello della brama non è un desiderio sereno, è un ardore che consuma, rotto ad ogni malizia, all’uso di ogni mezzo pur di appagarsi. Non sempre brilla per razionalità, ma (come le brame animali) di rado è scervellata.

Capiamo perché, anche se trascorriamo giorni e settimane senza che questa parola ci passi per la bocca, sia un termine usato continuamente da ogni autore della nostra letteratura, da prima di Dante ai giorni nostri: coglie un moto esatto e fondamentale della nostra psiche, che spesso si rivela motore impareggiabile di indimenticabili narrazioni. Non c’è desiderio così vibrante, non c’è sete o fame così coinvolgente, non c’è aspirazione così concreta. Bellissimo e terribile è il bramito del cervo.

Parola pubblicata il 25 Aprile 2020