Onore

o-nó-re

Significato Reputazione, valore morale

Etimologia dal latino: honor carica pubblica, stima, onore.

Pochi concetti sono evanescenti come quello di onore. Sembra che si sovrapponga alla reputazione, ma che contenga anche un valore intimo, indipendente dalla considerazione sociale - qualcosa di simile alla stima di sé. Nell’incertezza, questa parola si presta a deformazioni terrificanti.

Rileviamo come il concetto di onore che abbiamo per le mani ha una netta radice medievaleggiante - da cavaliere senza macchia che lava nel sangue gli affronti dei vili marrani. Dopotutto, il tono di chi fa valere in tribunale le proprie ragioni d’onore non è poi così diverso. L’etimo però ci porta lontano da questo onore.

Qualcuno forse ricorderà il “cursus honorum” romano, ossia la sequenza di cariche pubbliche via via più alte che il politico ricopriva: si trattava di un percorso tutto basato sulla capacità personale e sulla stima che il candidato era in grado di riscuotere nel servire lo Stato di carica in carica - con ruoli militari, amministrativi e giurisdizionali. L’[honor] era quindi insieme sacrificio, rispettabilità e premio, un percorso pubblico completo, sempre in un’ottica morale di dedizione alla Repubblica. L’onore è quindi qualcosa di meritato, di guadagnato, che si embrica con un percorso di responsabilità (a un tempo intimo e pubblico) e che non può essere invocato con leggerezza - pena il ridicolo.

Le parole da salvare sono queste: non perché sia a rischio la parola, che non vale più di un guscio, ma perché è a rischio il concetto che significa. Non si può permette che per onore si intenda una ligia appartenenza ad una regola di oppressione, come avviene per l’onore mafioso; non si può considerare l’onore come una losca affidabilità tenuta alta da chi ha le mani in pasta; e non ci si può nemmeno rifare all’onore tutto autoreferenziale dei guerrieri. L’onore deve essere il colore sensibile della morale, della solidarietà, di una vita coerente.

Parola pubblicata il 08 Giugno 2013