SignificatoParte alta di una comunità di piante, che intercetta la maggior parte della luce solare
Etimologia dall’inglese canopy, che attraverso l’antico francese conopé è dal latino conopèum ‘zanzariera’.
Questa parola è ancora piuttosto difficile da trovare sui dizionari, ma pare rampante, specie per via della diffusione dell’interesse naturalistico e di pratiche di sostenibilità ambientale. E a questo aggiungiamo che è splendida e che ha degli addentellati storici suggestivi e inattesi.
La canopia (termine adattato, come anche in altre lingue europee, dall’inglese canopy, che vedremo di ascendenza latina medievale) è in biologia la parte alta di un insieme di piante, quella che intercetta la maggior parte della luce solare e che nelle foreste è anche nota come ‘volta’. Si potrebbe approssimare a una chioma o a un’insieme di chiome, ma rileva nel suo essere un vero e proprio strato tridimensionale dell’ecosistema.
Ad esempio è nella canopia che il documentario ci mostra gli oranghi muoversi con pacata agilità di ramo in ramo; una ripresa aerea ci mostra come dalla canopia svettino radi alberi di uno strato emergente; mentre ci verrà raccontato come è che le piante tentano lentamente di conquistare uno spazio vuoto nella canopia, lasciato da un albero caduto.
In inglese il termine ‘canopy’ parla in maniera consueta di una tettoia, specie del genere della tenda e del gazebo, rifacendosi al baldacchino. In effetti è quella del baldacchino, della tenda sopra al letto, l’immagine che ci fa risalire il corso dell’etimologia (peraltro ‘baldacchino’ è usato talvolta proprio come sinonimo di ‘canopia’); un’immagine che ci conduce a fare tappa in Francia per trovare il canapé.
Pare pacifico che quel canopy inglese derivi dall’antico francese conopé, termine che descriveva una zanzariera, specie pendente a protezione di un letto; a sua volta era mutuato dal latino medievale canapeum, alterazione del latino classico conopèum proprio col significato di ‘zanzariera’. Dopotutto, è un prestito dal greco konopèion (kónops è ‘zanzara’). Dalla canopia della foresta siamo quindi giunti ad antiche zanzariere da letto. Proseguiamo?
Certo, perché abbiamo parlato di zanzariere, ma che c’entra il canapé (che oggi intendiamo come un tipo di divano)? Molti linguisti accettano che il francese canapé derivi da conopé senza trovare una soluzione al mistero. Qualcuno afferma che il prototipo originale di canapé doveva essere una seduta con zanzariera pendente integrata, anzi c’è chi lo spinge indietro ai tempi degli Egizi — ma senza grandi riscontri. Se qualche pignolo si volesse interrogare sul perché il canapé è anche la fetta di pane spalmata di burro o comunque guarnita, non è forse vero che ci si spalma anche sul divano?
In italiano esisteva, derivato dalla zanzariera del latino conopeum, solo il ‘conopeo’, panno che nelle chiese copre il tabernacolo, in cui sono custodite le ostie consacrate. Termine alto, ma solitario. Ora, la canopia non solo ci parla in maniera scientifica e appassionante di una parte fantastica di tanti ecosistemi, non solo ci parla di strati di cui tenere conto nella progettazione di paesaggi sostenibili dalle vette aeree alle radici sotterranee come nella permacultura; ma arricchisce gli esiti di questo filone etimologico, che da una zanzariera latina aveva tirato fuori stranamente divani, crostini e panni liturgici, e che così prende anche a parlarci (con voce nostra e internazionale insieme) del tessuto sospeso dei reami inaccessibili degli alberi.
Questa parola è ancora piuttosto difficile da trovare sui dizionari, ma pare rampante, specie per via della diffusione dell’interesse naturalistico e di pratiche di sostenibilità ambientale. E a questo aggiungiamo che è splendida e che ha degli addentellati storici suggestivi e inattesi.
La canopia (termine adattato, come anche in altre lingue europee, dall’inglese canopy, che vedremo di ascendenza latina medievale) è in biologia la parte alta di un insieme di piante, quella che intercetta la maggior parte della luce solare e che nelle foreste è anche nota come ‘volta’. Si potrebbe approssimare a una chioma o a un’insieme di chiome, ma rileva nel suo essere un vero e proprio strato tridimensionale dell’ecosistema.
Ad esempio è nella canopia che il documentario ci mostra gli oranghi muoversi con pacata agilità di ramo in ramo; una ripresa aerea ci mostra come dalla canopia svettino radi alberi di uno strato emergente; mentre ci verrà raccontato come è che le piante tentano lentamente di conquistare uno spazio vuoto nella canopia, lasciato da un albero caduto.
In inglese il termine ‘canopy’ parla in maniera consueta di una tettoia, specie del genere della tenda e del gazebo, rifacendosi al baldacchino. In effetti è quella del baldacchino, della tenda sopra al letto, l’immagine che ci fa risalire il corso dell’etimologia (peraltro ‘baldacchino’ è usato talvolta proprio come sinonimo di ‘canopia’); un’immagine che ci conduce a fare tappa in Francia per trovare il canapé.
Pare pacifico che quel canopy inglese derivi dall’antico francese conopé, termine che descriveva una zanzariera, specie pendente a protezione di un letto; a sua volta era mutuato dal latino medievale canapeum, alterazione del latino classico conopèum proprio col significato di ‘zanzariera’. Dopotutto, è un prestito dal greco konopèion (kónops è ‘zanzara’). Dalla canopia della foresta siamo quindi giunti ad antiche zanzariere da letto. Proseguiamo?
Certo, perché abbiamo parlato di zanzariere, ma che c’entra il canapé (che oggi intendiamo come un tipo di divano)? Molti linguisti accettano che il francese canapé derivi da conopé senza trovare una soluzione al mistero. Qualcuno afferma che il prototipo originale di canapé doveva essere una seduta con zanzariera pendente integrata, anzi c’è chi lo spinge indietro ai tempi degli Egizi — ma senza grandi riscontri. Se qualche pignolo si volesse interrogare sul perché il canapé è anche la fetta di pane spalmata di burro o comunque guarnita, non è forse vero che ci si spalma anche sul divano?
In italiano esisteva, derivato dalla zanzariera del latino conopeum, solo il ‘conopeo’, panno che nelle chiese copre il tabernacolo, in cui sono custodite le ostie consacrate. Termine alto, ma solitario. Ora, la canopia non solo ci parla in maniera scientifica e appassionante di una parte fantastica di tanti ecosistemi, non solo ci parla di strati di cui tenere conto nella progettazione di paesaggi sostenibili dalle vette aeree alle radici sotterranee come nella permacultura; ma arricchisce gli esiti di questo filone etimologico, che da una zanzariera latina aveva tirato fuori stranamente divani, crostini e panni liturgici, e che così prende anche a parlarci (con voce nostra e internazionale insieme) del tessuto sospeso dei reami inaccessibili degli alberi.