SignificatoCorrugamento della fronte, delle sopracciglia, segno di irritazione, rabbia, sdegno, superbia, severità
Etimologia etimo incerto; forse dal latino supercilium ‘sporacciglio’, ma anche ‘superbia, arroganza, severità’.
Questa parola dispone un ventaglio notevole di significati, e lo fa per un motivo molto preciso: essa descrive innanzitutto un’espressione del viso, che può essere segno eloquente di atteggiamenti differenti.
Il cipiglio si dipinge sul viso col corrugamento della fronte, l’aggrottarsi delle sopracciglia. Un’espressione non rassicurante né aperta. Può essere dettata da un sentimento di rabbia o di irritazione, perfino da un’intenzione di minaccia: dal cipiglio del cliente capiamo che la zuppa non è di suo gradimento, l’avvocato appassionato sostiene con cipiglio l’inaccettabilità di una situazione. Può essere espressione di sdegno, di arroganza, di superbia: l’allievo risponde al professore con cipiglio, la critica aspra viene ostentata con cipiglio. Ma può anche essere il volto della severità, o del pensiero grave, crucciato: col solito cipiglio l’amico ombroso si chiude nelle sue speculazioni, si osserva con torvo cipiglio il tizio che alla fermata del bus butta la cicca per terra, la notizia difficile da digerire ci stringe in viso un evidente cipiglio. E le sfumature plausibili non finiscono qui.
È una parola fine perché letteralmente guarda in faccia la realtà delle persone, e permette così una definizione tanto solida quanto umana dei segni da cui decifriamo atteggiamenti, sentimenti, intenzioni.
Questa parola dispone un ventaglio notevole di significati, e lo fa per un motivo molto preciso: essa descrive innanzitutto un’espressione del viso, che può essere segno eloquente di atteggiamenti differenti.
Il cipiglio si dipinge sul viso col corrugamento della fronte, l’aggrottarsi delle sopracciglia. Un’espressione non rassicurante né aperta. Può essere dettata da un sentimento di rabbia o di irritazione, perfino da un’intenzione di minaccia: dal cipiglio del cliente capiamo che la zuppa non è di suo gradimento, l’avvocato appassionato sostiene con cipiglio l’inaccettabilità di una situazione. Può essere espressione di sdegno, di arroganza, di superbia: l’allievo risponde al professore con cipiglio, la critica aspra viene ostentata con cipiglio. Ma può anche essere il volto della severità, o del pensiero grave, crucciato: col solito cipiglio l’amico ombroso si chiude nelle sue speculazioni, si osserva con torvo cipiglio il tizio che alla fermata del bus butta la cicca per terra, la notizia difficile da digerire ci stringe in viso un evidente cipiglio. E le sfumature plausibili non finiscono qui.
È una parola fine perché letteralmente guarda in faccia la realtà delle persone, e permette così una definizione tanto solida quanto umana dei segni da cui decifriamo atteggiamenti, sentimenti, intenzioni.