C/o
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Significato Nelle indicazioni del destinatario di missive e pacchi, ‘presso’, riferito a diversa persona fisica o giuridica a cui farli pervenire
Etimologia sigla dell’inglese care of ‘cura di’.
Parola pubblicata il 09 Novembre 2023
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Significato Nelle indicazioni del destinatario di missive e pacchi, ‘presso’, riferito a diversa persona fisica o giuridica a cui farli pervenire
Etimologia sigla dell’inglese care of ‘cura di’.
Parola pubblicata il 09 Novembre 2023
La lingua è anche imitazione, questo è del tutto fisiologico. Ma va da sé che c’è l’imitazione fertile e quella cretina. Il ‘c/o’ — che in qualità di sigla consideriamo una parola, si trova su tutti i dizionari — ce lo testimonia in maniera cristallina, e ci permette anche di fare qualche considerazione su quali siano i modelli che prendiamo a esempio, con pochissimo criterio.
L’uso corretto è semplicissimo e pratico.
Devo farmi arrivare un pacco, ma non posso riceverlo personalmente, quindi chiedo di spedirmelo sul posto di lavoro, o di farlo arrivare a un’altra persona. Come destinatario, per conservare l’informazione che il pacco è per me pur facendolo arrivare in mani altrui, indicherò Giorgio Moretti c/o Il porcino fritto srl, o Giorgio Moretti c/o Filano Calpurnio.
Il c/o non è che l’ennesimo anglismo, nascosto sotto una sigla che il più delle volte è usata senza sapere che cosa rappresenta: care of, cioè l’inglese per ‘cura di’, ‘a cura di’. Quindi il pacco, la lettera o quel che sia, è per me, ma la ricezione è a cura della persona fisica o giuridica che ho indicato — la portineria de Il porcino fritto o il caro vecchio Filano — che me lo custodirà o farà pervenire in modi che non interessano allo spedizioniere.
Questa non è la fine della storia, è l’inizio.
Milioni di persone si vedono arrivare lettere e pacchi con questa comoda sigla. Breve, incisiva. Milioni di persone la osservano con soggezione: è criptica ma scritta su un’etichetta di spedizione, quindi è cosa ufficialissima, come solo un indirizzo sa essere — oltre che notoria. Milioni di persone acquisiscono l’informazione astratta che c/o vuol dire ‘presso’: spedizione presso Il porcino fritto, presso Filano.
Sillogizziamo: ‘c/o’ è dicitura ufficialissima; ‘c/o’ significa ‘presso’; ergo, quando voglio scrivere ‘presso’ in maniera ufficialissima userò ‘c/o’. E però il sillogismo è sbagliato.
Questo care of si usa correttamente solo nelle spedizioni. Si usa quando la ricezione di qualcosa viene affidata alla cura di un’altra persona.
Il falso sillogismo porta a scrivere nel volantino della serata “Ci vediamo sabato sera c/o Il porcino fritto” (fanno anche serate danzanti), o nella pubblicità “Potete venirci a trovare nel nostro locale c/o il centro commerciale Spennagonzi”, o nel programma “Lo spettacolo si terrà al Teatro del fiasco c/o l’Auditorium Cemento (ex Boscoverde)”. Non c’è un affidamento in cura, qui. Si voleva dire ‘presso’, e però ‘presso’, per il principio dell’antilingua, è un termine troppo palmare, concreto e comprensibile, troppo inviluppato nella corporeità del mondo reale per andar bene in una lingua fine e sorvegliata: è meglio impiegare una sigla arcana d’aspetto arbitrario, praticamente un puro simbolo.
C’è chi penserà: «Ma come? Così stai prescrivendo con rigidità di non usare c/o in questo modo! La lingua non è naturalmente soggetta a continui mutamenti?» Il che è verissimo, ma c’è mutamento e mutamento. C’è il mutamento intelligente, che con consapevolezza reinventa e slancia le parole in funzioni nuove, e c’è quello ottuso, che non capisce, interpreta male, e usa secondo impressione, specie seguendo le suggestioni dell’unico perverso modello di lingua alta che bagna veramente chiunque senza distinzione alcuna: la lingua dell’amministrazione.
Beninteso, però anche il mutamento ottuso, col passare dei secoli, finirà per non sembrare più tale. L’ottusità si sbriciola come stucchi decorativi, e resta solo la spiegazione longanime dell’etimologia, quale fatto monumentale del passato.