SignificatoNel teatro greco, specie drammatico, capo del coro; capo, guida, esponente più autorevole e rappresentativo di un movimento, di una corrente, di un gruppo
Etimologia dal greco koryphaîos ‘che sta a capo’, da koriphé ‘cima’.
Prima curiosità etimologica: anche se il corifeo è il capo del coro, ‘corifeo’ e ‘coro’ non sono etimologicamente imparentati: il primo è il nome di un capo, che scaturisce dall’immagine della cima, mentre ‘coro’ deriva da korós, propriamente ‘luogo in cui si danza’ (da cui anche parole come ‘coreografia’ o ‘coreuta’). Ad ogni modo, si deve capire che cosa fosse questo coro nel teatro greco.
Si può dire che fosse un personaggio collettivo: in pratica, nelle rappresentazioni erano presenti gruppi di attori che variamente rappresentavano quella comunità che nel racconto si rapportava alla vicenda - pensiamo a Le baccanti di Euripide, dove proprio le baccanti, ossia le donne che seguono e celebrano Dioniso e i suoi riti compongono il coro. Specie in epoche più antiche questo coro partecipava attivamente alle vicende rappresentate, con canti e talvolta danze, accompagnati da musica. E quando un personaggio doveva interagire col coro, interagiva precisamente col corifeo - portavoce del coro intero. Da questa figura del teatro antico traiamo il corifeo moderno.
Egli è il capo, la guida o comunque l’esponente più autorevole - un portavoce - dei più variegati movimenti, correnti, gruppi di persone. Una figura molto forte, se la colleghiamo al corifeo greco, al suo essere punto di rapporto fra il coro che rappresenta e gli altri personaggi. Il giornalista intervista con gusto il corifeo di qualche strampalatateoria economica, il corifeo della malavita intrattiene rapporti frequenti e cordiali con gli amministratori locali, il partito trova un nuovo, inatteso corifeo.
È una parola dotta e quindi va spesa con proprietà, dove può essere intesa: non le mancano certo sinonimi più pronti. Ma l’ascendente greco e l’incisività dell’immagine la rendono una risorsa ricchissima, che è bello e intelligente impiegare.
Prima curiosità etimologica: anche se il corifeo è il capo del coro, ‘corifeo’ e ‘coro’ non sono etimologicamente imparentati: il primo è il nome di un capo, che scaturisce dall’immagine della cima, mentre ‘coro’ deriva da korós, propriamente ‘luogo in cui si danza’ (da cui anche parole come ‘coreografia’ o ‘coreuta’). Ad ogni modo, si deve capire che cosa fosse questo coro nel teatro greco.
Si può dire che fosse un personaggio collettivo: in pratica, nelle rappresentazioni erano presenti gruppi di attori che variamente rappresentavano quella comunità che nel racconto si rapportava alla vicenda - pensiamo a Le baccanti di Euripide, dove proprio le baccanti, ossia le donne che seguono e celebrano Dioniso e i suoi riti compongono il coro. Specie in epoche più antiche questo coro partecipava attivamente alle vicende rappresentate, con canti e talvolta danze, accompagnati da musica. E quando un personaggio doveva interagire col coro, interagiva precisamente col corifeo - portavoce del coro intero. Da questa figura del teatro antico traiamo il corifeo moderno.
Egli è il capo, la guida o comunque l’esponente più autorevole - un portavoce - dei più variegati movimenti, correnti, gruppi di persone. Una figura molto forte, se la colleghiamo al corifeo greco, al suo essere punto di rapporto fra il coro che rappresenta e gli altri personaggi. Il giornalista intervista con gusto il corifeo di qualche strampalata teoria economica, il corifeo della malavita intrattiene rapporti frequenti e cordiali con gli amministratori locali, il partito trova un nuovo, inatteso corifeo.
È una parola dotta e quindi va spesa con proprietà, dove può essere intesa: non le mancano certo sinonimi più pronti. Ma l’ascendente greco e l’incisività dell’immagine la rendono una risorsa ricchissima, che è bello e intelligente impiegare.