Etimologia dal latino disceptare discutere, composto da dis- negativo e captare cercare di prendere; propriamente, cercare di cogliere qualcosa scartando gli elementi superflui.
Questa splendida parola denota l’azione del discutere in maniera approfondita, del trattare un argomento a lungo. Un’azione bella, alta e nobile: l’etimologia ce la descrive come il tentativo di catturare qualcosa eliminando sistematicamente il troppo e il vano. Si può quindi discettare di una particolare posizione etica, si può sviscerare un fenomeno sociale con un’ampia discettazione, e si può discettare delle ragioni che hanno condotto a una certa scelta.
Va però notato che ha un connotato leggermente spregiativo, un colore d’ironia. Il discettare infatti può facilmente avere dei caratteri di oziosità, di pomposità e sussiego: caratteri il cui odore non viene mai dissipato, nell’uso di questa parola. Se dico che delle persone discettano su un certo argomento, posso dipingere una certa ostentazione della discussione, un certo compiacimento, e una certa vanità. Ora, è necessario tenere alta la guardia; si tratta di un connotato che certamente non è contemplato nella pura origine di questo termine, ma che al giorno d’oggi è piuttosto rilevante: in altri termini, nel suo uso non si può prescindere da questo sapore ironico - e anche se il nostro intento è serio, si può rischiare di comunicare un vago spregio. (E quando i filosofi fiutano lo sprezzo, picchiano).
Questa splendida parola denota l’azione del discutere in maniera approfondita, del trattare un argomento a lungo. Un’azione bella, alta e nobile: l’etimologia ce la descrive come il tentativo di catturare qualcosa eliminando sistematicamente il troppo e il vano. Si può quindi discettare di una particolare posizione etica, si può sviscerare un fenomeno sociale con un’ampia discettazione, e si può discettare delle ragioni che hanno condotto a una certa scelta.
Va però notato che ha un connotato leggermente spregiativo, un colore d’ironia. Il discettare infatti può facilmente avere dei caratteri di oziosità, di pomposità e sussiego: caratteri il cui odore non viene mai dissipato, nell’uso di questa parola. Se dico che delle persone discettano su un certo argomento, posso dipingere una certa ostentazione della discussione, un certo compiacimento, e una certa vanità. Ora, è necessario tenere alta la guardia; si tratta di un connotato che certamente non è contemplato nella pura origine di questo termine, ma che al giorno d’oggi è piuttosto rilevante: in altri termini, nel suo uso non si può prescindere da questo sapore ironico - e anche se il nostro intento è serio, si può rischiare di comunicare un vago spregio. (E quando i filosofi fiutano lo sprezzo, picchiano).