SignificatoRapace; riferito allo sguardo, vivido, minaccioso
Etimologia dal provenzale grifanh ‘minaccioso’, probabilmente legato all’antico francese grifain ‘che tiene’, da griffe artiglio, e all’antico alto tedesco grifan ‘afferrare’.
Una parola ricercata e finissima, e niente affatto difficile da usare - perché di significato molto intuitivo, forte anche di una sonorità splendidamente descrittiva.
Giunge in italiano come termine proprio del gergo della falconeria, e deve probabilmente la sua fortuna all’uso che ne fece Dante (pensiamo in particolare al IV Canto dell’Inferno, in cui Dante descrive Cesare armato con gli occhi grifagni). È grossomodo un sinonimo di rapace - sia in veste di aggettivo, sia di sostantivo (anche se in questo caso è più desueto). La maggiore ricercatezza lo rende naturalmente buono per registri alti o toni ironici. Quindi si può parlare del collega che al buffet del congresso si getta con piglio grifagno sulle tartine, del latin lover che siede grifagno al bancone del bar, degli eredi che attendono grifagni al capezzale l’ultima ora del facoltoso moribondo.
Molto particolare è però l’uso che si fa di questo aggettivo in specifica relazione agli occhi, allo sguardo - complice l’esempio dantesco. Qui il grifagno prende dei caratteri ulteriori rispetto al rapace, diventando in genere il vivido, il minaccioso, e perfino il fiero: carattere che, in una proiezione antropomorfa, si indovinano negli occhi del nobile rapace. Gli occhi grifagni dell’attore lasciano in deliquio le ammiratrici, calamitano gli occhi grifagni del vecchio professore, e colpisce lo sguardo grifagno dell’avvocatessa che sa di avere la legge dalla sua.
Sorge naturale l’accostamento con il grifo o il grifone, ma il confronto etimologico non è semplice: il grifagno arriva da una ramificazione germanica, mentre il grifo da una greca (gryph, che già indicava il ben noto animale fantastico). Se o dove si incontrino in un tronco comune non è pervio.
Una parola ricercata e finissima, e niente affatto difficile da usare - perché di significato molto intuitivo, forte anche di una sonorità splendidamente descrittiva.
Giunge in italiano come termine proprio del gergo della falconeria, e deve probabilmente la sua fortuna all’uso che ne fece Dante (pensiamo in particolare al IV Canto dell’Inferno, in cui Dante descrive Cesare armato con gli occhi grifagni). È grossomodo un sinonimo di rapace - sia in veste di aggettivo, sia di sostantivo (anche se in questo caso è più desueto). La maggiore ricercatezza lo rende naturalmente buono per registri alti o toni ironici. Quindi si può parlare del collega che al buffet del congresso si getta con piglio grifagno sulle tartine, del latin lover che siede grifagno al bancone del bar, degli eredi che attendono grifagni al capezzale l’ultima ora del facoltoso moribondo.
Molto particolare è però l’uso che si fa di questo aggettivo in specifica relazione agli occhi, allo sguardo - complice l’esempio dantesco. Qui il grifagno prende dei caratteri ulteriori rispetto al rapace, diventando in genere il vivido, il minaccioso, e perfino il fiero: carattere che, in una proiezione antropomorfa, si indovinano negli occhi del nobile rapace. Gli occhi grifagni dell’attore lasciano in deliquio le ammiratrici, calamitano gli occhi grifagni del vecchio professore, e colpisce lo sguardo grifagno dell’avvocatessa che sa di avere la legge dalla sua.
Sorge naturale l’accostamento con il grifo o il grifone, ma il confronto etimologico non è semplice: il grifagno arriva da una ramificazione germanica, mentre il grifo da una greca (gryph, che già indicava il ben noto animale fantastico). Se o dove si incontrino in un tronco comune non è pervio.