SignificatoChe ritrae la realtà con grande forza rappresentativa; incisivo, efficace
Etimologia voce dotta dal greco eikastikós ‘che riguarda la rappresentazione’, da eikázein ‘rappresentare’.
Cercherò prima di tutto di definire il mio tema. Esattezza vuol dire per me soprattutto tre cose:
1) un disegno dell’opera ben definito e ben calcolato;
2) l’evocazione d’immagini visuali nitide, incisive, memorabili; in italiano abbiamo un aggettivo che non esiste in inglese, “icastico”, dal greco εικαστικός;
3) un linguaggio il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell’immaginazione.
Italo Calvino, ‘Esattezza’ , in ‘Lezioni americane’
Questa è davvero una parola unica — non solo per grazia, intensità e ricercatezza, ma proprio per il significato che ci offre, riconoscibilissimo una volta noto, e il modo in cui lo offre. Anche se, va detto, è una parola che non rivela alla prima occhiata la sua famiglia d’origine e il suo senso.
Abbiamo pochi aggettivi per dire che un’espressione, una rappresentazione, un ritratto funziona, che si caratterizza per chiarezza, per precisione priva di sbavature, per il modo in cui calza, comunica, in cui impressiona e si fa ricordare. Ed è naturale che non ci sia tanta scelta di parole singole, o che servano perifrasi lunghe: non è un significato singolo, ma una nuvola complessa di significati che emergono insieme, in una configurazione unitaria.
Magari possiamo dire che un’espressione, una rappresentazione è efficace. Ma ‘efficace’ è una parola a buon mercato, diluita e vissuta nella prospettiva funzionale di una grande varietà di contesti (efficace un rimedio contro l’insonnia, un’arma letale, una manovra economica). Magari possiamo ricorrere a incisivo. E certo, evocando una capacità di taglio della realtà, di morso sulla realtà, questo aggettivo sa essere una grande risorsa — ma non si toglie mai di dosso l’odore di una certa aggressività.
L’icastico invece conserva una forte concentrazione di significato, circoscritto a un attributo di capacità rappresentativa, e si mantiene sobrio, non esprime i suoi significati in metafora. Anzi parla letteralmente di un tratto rappresentativo.
La prima veste con cui compare in italiano è come contrario di ‘fantastico’. Il che è conseguente: in greco si dice eikastikós l’atto di ritrarre. La massicciata su cui si poggia l’icastico è il realismo, ed è icastico chi o ciò che rappresenta non fantasmi evanescenti, idealità aliene, ma la realtà.
Questo non vuol dire che, in un senso un po’ più ampio, questa qualità non possa spingersi nel regno della fantasia (ci possono essere descrizioni icastiche anche di elementi fantastici): ma l’efficacia, l’incisività dell’icastico si misura in quanto nitidamente sa rivolgersi alla nostra esperienza e alla nostra immaginazione.
Si può parlare del motto icastico trovato per la campagna politica, capace di trasmettere un’immagine, un sentimento palpabile — pensiamo al “Chile, la alegría ya viene” (“Cile, l’allegria sta arrivando”) usato dall’opposizione per il referendum del 1988 contro la ‘presidenza’ del dittatore Augusto Pinochet. Si può parlare dello stile icastico di una poesia o di una prosa, capaci di evocare tratti di mondo con una forza essenziale che ci orienta e travolge. E si può parlare degli insulti icastici per cui era famosa la nonna, che ne cuciva al volo ogni volta che ne serviva uno — e stavano tutti a pennello.
Riassumendo con le parole di Calvino, è icastico se evoca in maniera nitida, incisiva e memorabile. Davvero una parola che si distingue.
Questa è davvero una parola unica — non solo per grazia, intensità e ricercatezza, ma proprio per il significato che ci offre, riconoscibilissimo una volta noto, e il modo in cui lo offre. Anche se, va detto, è una parola che non rivela alla prima occhiata la sua famiglia d’origine e il suo senso.
Abbiamo pochi aggettivi per dire che un’espressione, una rappresentazione, un ritratto funziona, che si caratterizza per chiarezza, per precisione priva di sbavature, per il modo in cui calza, comunica, in cui impressiona e si fa ricordare. Ed è naturale che non ci sia tanta scelta di parole singole, o che servano perifrasi lunghe: non è un significato singolo, ma una nuvola complessa di significati che emergono insieme, in una configurazione unitaria.
Magari possiamo dire che un’espressione, una rappresentazione è efficace. Ma ‘efficace’ è una parola a buon mercato, diluita e vissuta nella prospettiva funzionale di una grande varietà di contesti (efficace un rimedio contro l’insonnia, un’arma letale, una manovra economica). Magari possiamo ricorrere a incisivo. E certo, evocando una capacità di taglio della realtà, di morso sulla realtà, questo aggettivo sa essere una grande risorsa — ma non si toglie mai di dosso l’odore di una certa aggressività.
L’icastico invece conserva una forte concentrazione di significato, circoscritto a un attributo di capacità rappresentativa, e si mantiene sobrio, non esprime i suoi significati in metafora. Anzi parla letteralmente di un tratto rappresentativo.
La prima veste con cui compare in italiano è come contrario di ‘fantastico’. Il che è conseguente: in greco si dice eikastikós l’atto di ritrarre. La massicciata su cui si poggia l’icastico è il realismo, ed è icastico chi o ciò che rappresenta non fantasmi evanescenti, idealità aliene, ma la realtà.
Questo non vuol dire che, in un senso un po’ più ampio, questa qualità non possa spingersi nel regno della fantasia (ci possono essere descrizioni icastiche anche di elementi fantastici): ma l’efficacia, l’incisività dell’icastico si misura in quanto nitidamente sa rivolgersi alla nostra esperienza e alla nostra immaginazione.
Si può parlare del motto icastico trovato per la campagna politica, capace di trasmettere un’immagine, un sentimento palpabile — pensiamo al “Chile, la alegría ya viene” (“Cile, l’allegria sta arrivando”) usato dall’opposizione per il referendum del 1988 contro la ‘presidenza’ del dittatore Augusto Pinochet. Si può parlare dello stile icastico di una poesia o di una prosa, capaci di evocare tratti di mondo con una forza essenziale che ci orienta e travolge. E si può parlare degli insulti icastici per cui era famosa la nonna, che ne cuciva al volo ogni volta che ne serviva uno — e stavano tutti a pennello.
Riassumendo con le parole di Calvino, è icastico se evoca in maniera nitida, incisiva e memorabile. Davvero una parola che si distingue.