SignificatoInsolito, inconsueto, a cui non si è avvezzi; che non è avvezzo
Etimologia voce dotta, recuperata dal latino insuetus, derivato di suetus, participio passato di suéscere ‘abituarsi, essere solito’.
‘Insueto’ è senz’altro un aggettivo insueto. Eppure è una di quelle parole che, mai viste prima, si capisce subito da dove vengano e che vogliano dire: anche se non l’abbiamo incontrata mai, la riconosciamo - e questo è sempre un fatto interessante.
Evidentemente è della casata del desueto, del consueto, dell’inconsueto. Anzi, rispetto a ‘inconsueto’ pare quasi uguale, per forma e significato: anche questo significa l’insolito, ciò a cui non si è abituati. Possiamo vederla così: l’insueto è zio dell’inconsueto. Direttamente sulla base del verbo latino suescere (che forse è anche alla base della consuetudine) il desueto, il consueto e l’insueto avvitano il loro prefisso, declinandosi in sensi profondamente diversi - un allontanamento dall’abitudine, una situazione di abitudine, la negazione dell’abitudine. L’inconsueto richiede un passaggio ulteriore, con l’affissione di un prefisso ‘in-’ sul ‘consueto’, anzi sul ‘consuetus’, visto che avviene già in latino.
L’insueto ha un’aura di essenzialità asciutta: l’insueto è ciò a cui non si è abituati, ciò che non è solito. Un significato dritto e pulito, senza sbavature. Il senso del ‘con-’ nell’inconsueto invece non si coglie in maniera trasparente, e spesso lo chiamiamo in causa senza consapevolezza: l’inconsueto non è consueto, e la consuetudine non è esattamente un’abitudine, ha la complessità di una situazione condivisa e considerata in maniera univoca da un certo gruppo per un certo tempo - cioè una cosa spontanea, naturale, ma complicatissima. Può essere inconsueta la freddezza con cui gli attori vengono salutati alla fine dello spettacolo, ma è insueto il sentimento che per la prima volta mi riconosco in cuore; inconsueta la pulizia della piazza dopo la manifestazione affollata, insueta la costanza con cui manteniamo un impegno noioso; inconsueto un sapore lontano dalla tradizione culinaria di un luogo, insueta la difficoltà o la facilità di un viaggio. È come se nell’insueto ci fosse una dimensione più privata, che passa meno dalle norme sociali. A volte il risparmio di un suffisso a buon mercato dà alle parole un valore nuovo.
(Aggiungiamo alla difficoltà di questo uso che ‘insueto’ può essere non solo l’insolito, ma anche chi o ciò che non è avvezzo: posso essere insueto a un genere musicale. E se qualcuno se lo sta domandando, sì: anche il ‘mansueto’ fa parte di questa famiglia, ma questa è un’altra storia e si dovrà raccontare un’altra volta.)
‘Insueto’ è senz’altro un aggettivo insueto. Eppure è una di quelle parole che, mai viste prima, si capisce subito da dove vengano e che vogliano dire: anche se non l’abbiamo incontrata mai, la riconosciamo - e questo è sempre un fatto interessante.
Evidentemente è della casata del desueto, del consueto, dell’inconsueto. Anzi, rispetto a ‘inconsueto’ pare quasi uguale, per forma e significato: anche questo significa l’insolito, ciò a cui non si è abituati. Possiamo vederla così: l’insueto è zio dell’inconsueto. Direttamente sulla base del verbo latino suescere (che forse è anche alla base della consuetudine) il desueto, il consueto e l’insueto avvitano il loro prefisso, declinandosi in sensi profondamente diversi - un allontanamento dall’abitudine, una situazione di abitudine, la negazione dell’abitudine. L’inconsueto richiede un passaggio ulteriore, con l’affissione di un prefisso ‘in-’ sul ‘consueto’, anzi sul ‘consuetus’, visto che avviene già in latino.
L’insueto ha un’aura di essenzialità asciutta: l’insueto è ciò a cui non si è abituati, ciò che non è solito. Un significato dritto e pulito, senza sbavature. Il senso del ‘con-’ nell’inconsueto invece non si coglie in maniera trasparente, e spesso lo chiamiamo in causa senza consapevolezza: l’inconsueto non è consueto, e la consuetudine non è esattamente un’abitudine, ha la complessità di una situazione condivisa e considerata in maniera univoca da un certo gruppo per un certo tempo - cioè una cosa spontanea, naturale, ma complicatissima. Può essere inconsueta la freddezza con cui gli attori vengono salutati alla fine dello spettacolo, ma è insueto il sentimento che per la prima volta mi riconosco in cuore; inconsueta la pulizia della piazza dopo la manifestazione affollata, insueta la costanza con cui manteniamo un impegno noioso; inconsueto un sapore lontano dalla tradizione culinaria di un luogo, insueta la difficoltà o la facilità di un viaggio. È come se nell’insueto ci fosse una dimensione più privata, che passa meno dalle norme sociali. A volte il risparmio di un suffisso a buon mercato dà alle parole un valore nuovo.
(Aggiungiamo alla difficoltà di questo uso che ‘insueto’ può essere non solo l’insolito, ma anche chi o ciò che non è avvezzo: posso essere insueto a un genere musicale. E se qualcuno se lo sta domandando, sì: anche il ‘mansueto’ fa parte di questa famiglia, ma questa è un’altra storia e si dovrà raccontare un’altra volta.)