SignificatoPieno di fango, torbido; oscuro, privo di chiarezza, di spontaneità, eleganza
Etimologia dal latino limaccio ‘fanghiglia, ammasso melmoso’, derivato del tardo limaceus ‘limoso’, da limus ‘limo’.
Parte della colorita espressività di questa parola si deve a una fallacia paretimologica: il ‘limaccio’ da cui deriva non è peggiorativo, ma un meroesito del latino limaceus, cioè ‘limoso’.
Ora, il fango ce lo abbiamo presente, il limo meno. Fatta eccezione del tutto teorica per quello del Nilo, depositato dalle ben note alluvioni di cui sentiamo parlare fin da piccini - il cui ricorrere è stato spezzato dalla diga di Assuan (chissà che ne avrebbero detto i sacerdoti che ne parlavano con Solone nei dialoghi di Platone: secondo loro erano quelle alluvioni a riparare l’Egitto dai cataclismi del genere di quello che distrusse Atlantide, ma vabbe’). Tecnicamente è un terriccio fine che resta in sospensione nelle acque e che da queste viene depositato. Ovviamente l’acqua limosa, o limacciosa, non è cristallina, anzi: è torbida di fango - non del fango più denso, ma comunque fango. Facciamo il bagno nelle acque limacciose dello stagno e ne usciamo luridi e soddisfatti; l’acqua un tempo pura del pozzo adesso è limacciosa e buona solo per irrigare; gli sbocchi dei canali di scolo lasciano la strada umida e limacciosa, una vera trappola per i ciclisti.
Come ognuno sa, i fanghi hanno un carisma impareggiabile, e così anche il limaccioso ha preso un bel numero di significati figurati - alcuni tanto desueti da non essere nemmeno più ricapitolati nei dizionari, altri più vitali. La sua può essere una lordura morale - e quindi potremmo parlare degli interessi limacciosi che guidano un gruppo locale, o degli sguardi limacciosi che ci vengono rivolti; può rilevare la sua scura informità - e si può parlare dell’idea limacciosa che ha bisogno di decantare ancora a lungo; ma in un senso articolato e diffuso si dice limaccioso soprattutto ciò che (specie nella galassia della comunicazione e dell’arte) è poco chiaro, farraginoso, privo di spontaneità e di una goffaggine che esilia ogni profilo d’eleganza. Qui, come s’intuisce, il limaccio si incontra mollemente col pantano: alla domanda incalzante diamo una risposta limacciosa che ci fa fare una figura dappoco; il bel libro si conclude con un finale limaccioso che intende tenere aperta la storia; e una regia limacciosa tenta di nascondere le incongruenze della sceneggiatura.
Un fango sottile, che si deposita, che oscura e impedisce: è da riferimenti così umili che scaturiscono le parole più brillanti.
Parte della colorita espressività di questa parola si deve a una fallacia paretimologica: il ‘limaccio’ da cui deriva non è peggiorativo, ma un mero esito del latino limaceus, cioè ‘limoso’.
Ora, il fango ce lo abbiamo presente, il limo meno. Fatta eccezione del tutto teorica per quello del Nilo, depositato dalle ben note alluvioni di cui sentiamo parlare fin da piccini - il cui ricorrere è stato spezzato dalla diga di Assuan (chissà che ne avrebbero detto i sacerdoti che ne parlavano con Solone nei dialoghi di Platone: secondo loro erano quelle alluvioni a riparare l’Egitto dai cataclismi del genere di quello che distrusse Atlantide, ma vabbe’). Tecnicamente è un terriccio fine che resta in sospensione nelle acque e che da queste viene depositato. Ovviamente l’acqua limosa, o limacciosa, non è cristallina, anzi: è torbida di fango - non del fango più denso, ma comunque fango. Facciamo il bagno nelle acque limacciose dello stagno e ne usciamo luridi e soddisfatti; l’acqua un tempo pura del pozzo adesso è limacciosa e buona solo per irrigare; gli sbocchi dei canali di scolo lasciano la strada umida e limacciosa, una vera trappola per i ciclisti.
Come ognuno sa, i fanghi hanno un carisma impareggiabile, e così anche il limaccioso ha preso un bel numero di significati figurati - alcuni tanto desueti da non essere nemmeno più ricapitolati nei dizionari, altri più vitali. La sua può essere una lordura morale - e quindi potremmo parlare degli interessi limacciosi che guidano un gruppo locale, o degli sguardi limacciosi che ci vengono rivolti; può rilevare la sua scura informità - e si può parlare dell’idea limacciosa che ha bisogno di decantare ancora a lungo; ma in un senso articolato e diffuso si dice limaccioso soprattutto ciò che (specie nella galassia della comunicazione e dell’arte) è poco chiaro, farraginoso, privo di spontaneità e di una goffaggine che esilia ogni profilo d’eleganza. Qui, come s’intuisce, il limaccio si incontra mollemente col pantano: alla domanda incalzante diamo una risposta limacciosa che ci fa fare una figura dappoco; il bel libro si conclude con un finale limaccioso che intende tenere aperta la storia; e una regia limacciosa tenta di nascondere le incongruenze della sceneggiatura.
Un fango sottile, che si deposita, che oscura e impedisce: è da riferimenti così umili che scaturiscono le parole più brillanti.