Paradosso
pa-ra-dòs-so
Significato Argomento in apparenza logico che giunge a conclusioni contraddittorie o contrarie all’esperienza comune; affermazione incredibile, assurdità
Etimologia voce dotta recuperata dal latino paradoxum, dal greco parádoxon, neutro sostantivato di parádoxos ‘contrario alla comune opinione’, composto di para- nel senso di contrapposizione e dóxa ‘opinione’.
Parola pubblicata il 09 Novembre 2021
Le parole e le cose - con Salvatore Congiu
I termini della filosofia, dai presocratici ai giorni nostri: l’obiettivo è sfilare parole e concetti dalle cassette degli attrezzi dei filosofi per metterli nelle nostre — rendendo ragione della dottrina con la quotidianità. Con Salvatore Congiu, un martedì su due.
“Contro l'opinione comune”: questo significa, etimologicamente, paradosso. Già, ma c'è modo e modo di andare contro le idee correnti. C'è quello dei molti, moltissimi che ambiscono a “cantare fuori dal coro”, tanto che ci si chiede chi ci resti, dentro il coro, a cantare (e questo è in sé un paradosso!); quello di chi, dopo aver detto una scempiaggine colossale, si giustifica dicendo che “era un paradosso”; e poi c'è quello – assai più serio – di un artista come Alessandro Bergonzoni, per il quale far entrare le parole in cortocircuito non è futile gioco ma strumento per forzare il linguaggio a svelare l'essere: se «le parole sono un limite», il pensiero «è il modo per sorpassare questo limite».
A proposito di essere, fu per difendere il suo maestro Parmenide dalle accuse di assurdità logica derivante, secondo i suoi detrattori, dal concepire l'essere come unico, immobile e immutabile che Zenone di Elea elaborò i suoi famosi paradossi. La sua tecnica consisteva nel ridurre ad assurdo le tesi contrarie, dimostrando che da esse derivavano conseguenze logicamente inaccettabili. Tra i paradossi di Zenone, i più noti sono quelli contro l'esistenza del movimento. Ne citiamo due: quello della freccia e quello, celeberrimo, di Achille e la tartaruga.
Nel primo, Zenone osserva che una freccia scagliata, in realtà, è sempre ferma: in ciascun istante in cui può essere divisa la sua traiettoria, infatti, essa occupa uno spazio pari alla sua lunghezza. Ma occupare uno spazio uguale a sé stessi equivale ad essere fermi, e se la freccia è immobile in ogni singolo istante, allora è immobile anche nella totalità degli istanti che costituiscono il suo volo. Nel secondo, Achille, per quanto ‘piè veloce’, non potrà mai raggiungere la tartaruga se essa parte con un certo vantaggio rispetto a lui. Nel momento in cui l’eroe giungerà al punto A da cui è partita la tartaruga, infatti, quest'ultima sarà avanzata – ancorché di poco – fino ad un punto B, e quando Achille sarà arrivato al punto B lei sarà al punto C, e così via, senza fine.
Si sbaglierebbe a liquidare queste affermazioni come sofismi, trucchetti a poco prezzo: qui si sollevano questioni relative al concetto di infinito, che sono state risolte solo tramite il calcolo infinitesimale. Diverso è il caso di paradossi logici come quello del mentitore (qualora uno dica "io sto mentendo", se dice la verità mente, se mente dice la verità), che sono più propriamente antinomie, cioè proposizioni autocontraddittorie, pertanto né vere né false.
In ambito scientifico e nella vita quotidiana, invece, i paradossi sono fatti o affermazioni che sembrano sì assurdi al senso comune, ma spesso sono veri – anzi, quelli della vita reale sono verissimi: raccontano contraddizioni piccole e grandi, e non di rado ci regalano lampi di verità sul mondo e su di noi. E la verità, si sa, renderà anche liberi, ma non di rado è assai poco amena. Che il calzolaio abbia le scarpe rotte, che più s'impari e più ci si senta ignoranti, che il continente più povero sia quello forse con più risorse naturali di tutti, che le peggiori violenze avvengano tra le mura domestiche, che l'attesa sia più bella dell'atteso – più che paradossi sono la vita: quella vita che comincia a finire, come ogni cosa, nel momento in cui inizia.