Prestazione

pre-sta-zió-ne

Significato Il fornire la propria opera per un’attività, e l’opera così fornita; rendimento, risultato; in diritto, contenuto di un’obbligazione

Etimologia voce dotta recuperata dal latino praestatio ‘garanzia, pagamento’, da praestare ‘garantire’.

C’entrerà il prestare e anche il presto, roba quotidiana, alla fine tutto si risolverà in un’etimologia lineare, vero? No. Se avessimo una spada per tranciare le etimologie, questo sarebbe il momento di sguainarla.

Ora, se mi presti un libro, s’intende che io te lo debba prima o poi restituire (speraci), ma non è che ti restituirò la tua prestazione lavorativa — quindi la prestazione è qualcosa di sostanzialmente diverso dal prestare? E se dicessimo che il prestare si presta a entrambe le accezioni? Si dà ma poi si rende o no? E se la prestazione è compiuta con una certa prestanza? Sarebbe il caso di trovare presto il bandolo della matassa.

Il problema è che il latino ha due verbi che a vederli così paiono uguali, due praestare. La formazione pare semplicissima — prae- ‘davanti’, stare ‘stare’. Il ‘prestante’ deriva dal primo praestare, uno stare davanti nel senso di primeggiare: sono prestante perché sono più fico.
Ma lo star davanti comunica anche un’altra idea. Pensiamo alla nostra credenza, dove teniamo ciò che ci serve per cucinare. Che cosa sta davanti? La passata di pomodoro che usiamo quasi a ogni pasto o l’alga nori (che abbiamo comprato nel 2020)? Da un praestare nel senso di essere davanti, a portata, scaturisce la locuzione praesto esse , e quindi il presto, che diventa in italiano ‘alla svelta’ perché era ‘a disposizione’. Ma il praesto dà anche vita (stavo per scrivere rivita) a un praestare che è — ecco il punto! — un ‘mettere a disposizione’, anzi inizialmente un ‘garantire’ (che è un mettere a disposizione un patrimonio al fine di manlevare qualcuno). E questo concetto unisce il prestare del ‘prestito’ e il prestare della ‘prestazione’.

Infatti ci sono vari modi di mettere a disposizione qualcosa. Si può intendere, come si fa comunemente, che se ti presto una penna quella poi mi sia resa. D’altro canto se ti presto orecchio, ecco, non ho la preoccupazione della restituzione: lo metto solo a disposizione, come pure il lavoro e l’opera della prestazione. Ma in effetti finisce per prendere il profilo di un rendimento, di un risultato: le prestazioni di un atleta (che non temendo la confusione dirò prestante), sono i suoi risultati — come anche le prestazioni di un macchinario. Il risultato è ciò che è reso disponibile, pronto, e con la prestazione abbiamo un risultato particolarmente performativo, dinamico, energico (forse solo un filo tecnico o burocratico).

In ogni caso, il concetto è amplissimo e apparentemente immediato: il percorso che ci arriva è ritorto, diramato e avvitato come il tronco di un olivo millenario — peraltro suo coetaneo.

Parola pubblicata il 12 Dicembre 2025