Scalpore
scal-pó-re
Significato Reazione vivace e rumorosa di risentimento, indignazione; emozione e risonanza nell’opinione pubblica suscitata da notizie o avvenimenti eccezionali
Etimologia da scalpitare.
Parola pubblicata il 09 Marzo 2020
scal-pó-re
Significato Reazione vivace e rumorosa di risentimento, indignazione; emozione e risonanza nell’opinione pubblica suscitata da notizie o avvenimenti eccezionali
Etimologia da scalpitare.
Parola pubblicata il 09 Marzo 2020
Fa scalpore l’insulto eccezionalmente velenoso pronunciato in televisione, desta scalpore la mise del cantante, e suscitano grande scalpore proposte e decisioni politiche estreme. Lo scalpore ci parla quindi di una reazione tendenzialmente pubblica, di un’emozione risonante spesso di indignazione e risentimento o che almeno si presta al pettegolezzo. Anzi, a vederlo definito così ci si accorge di quanta parte delle reazioni dell’opinione pubblica consistano in scalpore. Ma da dove salta fuori questo ‘scalpore’?
No, non c’entra lo scalpo. In effetti una piccola alterazione (tecnicamente una sincope, la caduta di un suono all’interno della parola) la rende più difficile da riconoscere: si tratta di un derivato quattrocentesco di scalpitare (la ‘t’ è caduta, e la parola si è modellata su esempi quali bagliore o rumore). Quindi, ancora una volta seguiamo l’inesauribile vena ippica della lingua e torniamo a parlare di cavalli.
Un cavallo scalpita quando batte rumorosamente gli zoccoli a terra, quando scalcia per l’impazienza, l’eccitazione — e così si comportano anche gli umani quando, figuratamente, scalpitano. Fra impazienza e inquietudine, e turbamento, e irritazione il passo è davvero molto breve, ed è da questo sentire sfaccettato che emerge lo scalpore.
Lo scalpore è una reazione che spazza il folto del pubblico suscitando un’emozione istintiva quanto può essere quella di irrequietezza del cavallo; non coglie dallo scalpitare l’ardimento (scalpito per dar prova di me), ma la sua insofferenza inquieta, che preme da dentro di animosità, di rumore — e che cerca lo sfogo sociale della critica, del commento, della chiacchiera. Scalpito per biasimare, per dirmi indignato o scettico, per esprimere il mio risentimento, o per dar di gomito alla persona accanto e parlarle, per ripubblicare, per chiosare.
È solo negativo? Diciamo tendenzialmente — ciò che smuove molto può anche compiacere, l’opinione pubblica non è monolitica e lo scalpore di una parte può essere la soddisfazione dell’altra. Il rumore è in sé il nocciolo dello scalpore, come è anche quello dello scalpitare. Come il rumore, anche lo scalpore ha grande presenza e corre veloce — e dura poco: si fa, si suscita, si mena, si desta; si sente e poi si perde nell’aria.