SignificatoSenza interruzione, senza termine; continuamente, ogni volta, ancora; può avere valore rafforzativo, specie di comparativi; può avere valore restrittivo; in un’avversativa, può avere valore concessivo
Etimologia dal latino semper ‘sempre’.
Le parole più semplici custodiscono spesso alcune prime impressioni, le impressioni originarie che chi ha parlato prima di noi, nonni e nonne di tanti millenni fa, ha avuto rispetto a un concetto. Sono tentativi poetici dei più erculei. Il problema è che le parole più semplici, più usate, più basilari, corrono velocissime di bocca in bocca, frullano senza posa, e si consumano come antichi volti scolpiti sulla pietra esposta alle intemperie — quindi recuperare quell’impressione originaria non è detto sia sempre banale. Stavolta, per nostra fortuna, è facile, oltre che stupendo.
Il nostro ‘sempre’ è una continuazione quasi senza scossoni del semper latino: la terminazione si è smussata secondo le nuove tendenze del volgare italiano, e il significato è rimasto invariato, anche perché è cristallino e fondamentale — non è che tu possa cambiare agilmente il plinto alla base della colonna. L’avverbio ‘sempre’ qualifica un verbo senza interruzione e senza termine, con un perdurare che può investire il passato e proiettarsi nel futuro — ogni volta e ancora.
Al di là dei significati ovvi, vale la pena di notare alcuni usi.
Rafforza i comparativi, dando un senso di continuità e progressività — è sempre più alto, sempre più lento. Ha un valore restrittivo, analogo a un ‘solo’ — avanza pure, sempre stando attento a dove metti i piedi; lo puoi fare, sempre con l’aiuto di qualcuno. Può essere concessivo in un’avversativa — è un’auto vecchia, sempre su strada senza dare problemi, ha sbagliato, ma è pur sempre una brava persona. In questi usi sentiamo la forza che ha il sempre, una forza di base. Come si fa a significare in principio questa continuità fondamentale nell’inafferrabile dimensione del tempo?
Anche se non è evidentissimo, il latino semper nasce da una radice chiara a cui è applicato un suffisso che conosciamo bene — solo, noi non lo usiamo più come suffisso in coda alle parole, e in effetti semper è l’unica parola latina che lo aveva ad avere avuto successo in lingue posteriori. Quel sem- lo incontriamo anche nel ‘semplice’, e variato anche nel ‘sincero’: significa ‘una volta’ — il semplice è piegato una sola volta, il sincero è cresciuto in una volta, in un sol pezzo. Il suffisso -per, come s’immagina, significa ‘per’, ci indica una durata o un numero di volte.
Semper è alla lettera ‘per una sola volta’.
Fulminante, di una precisione e di un’intelligenza poetica spaventosa. Puoi indicare un’interminata estensione temporale fra passato e futuro come un solo accadimento, diciamo pure un turno singolo nelle vicende del mondo. ‘Per una volta’ per noi di solito è episodico e puntuale, ma questa intuizione primigenia ci suggerisce che l’episodio e il punto possono protrarsi, essere gli unici episodi e punti.
La nostra espressione ‘una volta per tutte’, che spesso viene richiamata per spiegare questa etimologia, a petto di questo ‘per una sola volta’ appare piccola, didascalica e tutta strepiti. ‘Una sola volta’ basta a indicare una manifestazione che si presenta, o che si è presentata, senza mai ulteriori avvicendamenti, che persiste senza scambio e senza periodo. Una sola volta assoluta.
Sembra una nozione dappoco? Allora sentiamolo. Sentiamo come suona, il ‘sempre’ originario, sostituiamo il nostro ‘sempre’ col suo significato ancestrale. È come suonare per la prima volta dopo migliaia di anni un flauto d’osso.
Mangiamo per una sola volta le stesse cose. Gli onori toccano per una sola volta a lui. Mi torna per una sola volta alla mente. Parlate per una sola volta; è per una sola volta occupata. Hai per una sola volta la mia lealtà. Ti amerò per una sola volta.
L’incredibile poesia dei progenitori.
Le parole più semplici custodiscono spesso alcune prime impressioni, le impressioni originarie che chi ha parlato prima di noi, nonni e nonne di tanti millenni fa, ha avuto rispetto a un concetto. Sono tentativi poetici dei più erculei. Il problema è che le parole più semplici, più usate, più basilari, corrono velocissime di bocca in bocca, frullano senza posa, e si consumano come antichi volti scolpiti sulla pietra esposta alle intemperie — quindi recuperare quell’impressione originaria non è detto sia sempre banale. Stavolta, per nostra fortuna, è facile, oltre che stupendo.
Il nostro ‘sempre’ è una continuazione quasi senza scossoni del semper latino: la terminazione si è smussata secondo le nuove tendenze del volgare italiano, e il significato è rimasto invariato, anche perché è cristallino e fondamentale — non è che tu possa cambiare agilmente il plinto alla base della colonna. L’avverbio ‘sempre’ qualifica un verbo senza interruzione e senza termine, con un perdurare che può investire il passato e proiettarsi nel futuro — ogni volta e ancora.
Al di là dei significati ovvi, vale la pena di notare alcuni usi.
Rafforza i comparativi, dando un senso di continuità e progressività — è sempre più alto, sempre più lento. Ha un valore restrittivo, analogo a un ‘solo’ — avanza pure, sempre stando attento a dove metti i piedi; lo puoi fare, sempre con l’aiuto di qualcuno. Può essere concessivo in un’avversativa — è un’auto vecchia, sempre su strada senza dare problemi, ha sbagliato, ma è pur sempre una brava persona. In questi usi sentiamo la forza che ha il sempre, una forza di base. Come si fa a significare in principio questa continuità fondamentale nell’inafferrabile dimensione del tempo?
Anche se non è evidentissimo, il latino semper nasce da una radice chiara a cui è applicato un suffisso che conosciamo bene — solo, noi non lo usiamo più come suffisso in coda alle parole, e in effetti semper è l’unica parola latina che lo aveva ad avere avuto successo in lingue posteriori. Quel sem- lo incontriamo anche nel ‘semplice’, e variato anche nel ‘sincero’: significa ‘una volta’ — il semplice è piegato una sola volta, il sincero è cresciuto in una volta, in un sol pezzo. Il suffisso -per, come s’immagina, significa ‘per’, ci indica una durata o un numero di volte.
Semper è alla lettera ‘per una sola volta’.
Fulminante, di una precisione e di un’intelligenza poetica spaventosa. Puoi indicare un’interminata estensione temporale fra passato e futuro come un solo accadimento, diciamo pure un turno singolo nelle vicende del mondo. ‘Per una volta’ per noi di solito è episodico e puntuale, ma questa intuizione primigenia ci suggerisce che l’episodio e il punto possono protrarsi, essere gli unici episodi e punti.
La nostra espressione ‘una volta per tutte’, che spesso viene richiamata per spiegare questa etimologia, a petto di questo ‘per una sola volta’ appare piccola, didascalica e tutta strepiti. ‘Una sola volta’ basta a indicare una manifestazione che si presenta, o che si è presentata, senza mai ulteriori avvicendamenti, che persiste senza scambio e senza periodo. Una sola volta assoluta.
Sembra una nozione dappoco? Allora sentiamolo. Sentiamo come suona, il ‘sempre’ originario, sostituiamo il nostro ‘sempre’ col suo significato ancestrale. È come suonare per la prima volta dopo migliaia di anni un flauto d’osso.
Mangiamo per una sola volta le stesse cose. Gli onori toccano per una sola volta a lui. Mi torna per una sola volta alla mente. Parlate per una sola volta; è per una sola volta occupata. Hai per una sola volta la mia lealtà. Ti amerò per una sola volta.
L’incredibile poesia dei progenitori.