Tempio
tèm-pio
Significato Edificio di culto, o comunque degno di venerazione
Etimologia dal latino: templum parte di cielo - e di terreno - dalla cui osservazione gli àuguri traevano presagi. Da qui è passato ad indicare una porzione di terra consacrata e poi l’edificio sacro che vi sorge sopra.
Parola pubblicata il 21 Luglio 2013
Parole terremotate, parole rinnovate - con Associazione LaCà
Con l'associazione culturale LaCà, nata dopo il sisma in Emilia, cerchiamo di capire come alcune parole si sono trasformate dopo il terremoto e come si possono rinnovare.
Quello di tempio è un concetto fondato sulla separazione: una linea o un muro dipartono il luogo sacro dal luogo profano. La maestà dell’edificio, il supremo pregio artistico che lo arricchisce e perfino il suo originario essere votato al culto di una divinità pagana non sono che connotati di quel nocciolo centrale del concetto che è la figura del luogo separato - perfino inaccessibile. Anche se certamente l’immaginario degli antichi luoghi di culto aiuta a definire il tempio nei suoi aspetti di mistero e reverenza.
Oggi, fuor di romanzo o narrazione, si parla di tempio solo in senso figurato: il riferirsi ad una chiesa chiamandola tempio suona desueto (se non assurdo, visti i tratti pagani del tempio). Si sentirà dire al salutista che il suo corpo è un tempio, in cui l’accesso è negato a fumi sozzi e immondizie scambiate per cibo; entrando nella sede della celebre accademia o nella maestosa biblioteca si potrà avere la sensazione di entrare in un tempio del sapere - e ci si sentirà minuti, e ci si guarderà intorno in silenzio, e muovendosi senza rumore; e si porterà la fidanzata nel ristorante più celebrato sapendo di introdurla in un tempio in cui la cucina si fa esperienza mistica.
Il tempio è un’entità antropologicamente rilevante: il luogo separato dà la profondità di un’azione o di una reverenza che non può essere confusa nell’avvicendarsi delle premure quotidiane. In altre parole, il tempio è custode del valore. Ed è un’entità da tenere alta, perché il concetto che non tutti i luoghi sono uguali è profondamente intaccato da un certo tipo di globalizzazione - per cui le stesse cose possono essere fatte in ogni luogo, una mèta vale l’altra e gli unici luoghi veramente separati dagli altri sono quelli con l’accesso a pagamento.
È come se il terremoto avesse trasformato le chiese in templi precristiani, aree delimitate in cui il sacro si manifesta in forme tremende e sovrumane, con una violenza improvvisa che le catene e i puntelli stentano a contenere. La divinità imprevedibile e oscura che ha squassato la propria dimora di pietra, tenendone a distanza di sicurezza i fedeli terrorizzati, sembra avere poco a che fare con il dio cristiano.