Atlante

a-tlàn-te

Significato Prima vertebra, subito sotto la testa; colonna scolpita come statua d’uomo che sorregga l’architrave, più spesso chiamata “telamone”; volume che raccoglie carte geografiche o carte illustrate

Etimologia dal greco: Atlas Atlante, nome di un titano del mito, condannato a reggere sulle spalle la volta celeste.

Dal personaggio del mito - immagine fertile e fortunatissima - una moltitudine di accezioni: dalla vertebra che sorregge il sacro peso del capo al volume che regge la conoscenza geografica del mondo intero. Immagine di rara poesia che molto attizza la fantasia, ben oltre alla normalità delle cartine politiche con le capitali scritte in grassetto.

Nota mitologica extra: Quale è la storia di Atlante?

All’inizio dei tempi il mondo non era un gran che: immani forze si agitavano in un universo confuso, e a parte le divinità primigenie sorte dal caos non c’era un cane. Fra queste, in particolare, vi erano Urano il Cielo e Gea la Terra, e nella noia dello scorrere di infiniti eoni figliarono alquanto. Per il vero, quei figli non erano principessine leziose: erano i Giganti, gli Ecatonchiri (soggetti corpacciuti con cinquanta teste e cento mani cadauno) e i Titani - che forse risultarono i più amabili della famiglia. Senza timore di scomodare alcuno possiamo anche dire che Urano non fu un padre eccezionalmente attento e amorevole - tant’è che nel timore di venire spodestato (o fuggendo dalle sue responsabilità paterne) era uso scaraventare i nuovi nati nelle viscere del Tartaro, luogo infernale. La madre, comprensibilmente, non esternava particolare gioia per l’abitudine del marito, al che fornì a Crono, ultimo Titano nato, una falce, con cui, nel mentre che il padre s’inarzilliva innanzi a un’imminente ingrufata, lo evirò. Dai genitali gettati in mare, nacque Afrodite.

Fu gran festa per la caduta del tiranno, e tutti si preparavano a un baccanale come mai si ricordava a memoria di dio (anche perché adesso c’era in giro Afrodite). Ma si sa che un modello educativo sbagliato attecchisce con forza nella psiche del pargolo, e Crono non rivelò particolare equilibrio quando riscaraventò nuovamente nel Tartaro i Giganti e gli Ecatonchiri - e prese anche lui la sana abitudine di eliminare i propri figli (divorandoli) per evitare di essere detronizzato.

Ma la storia si ripete, la madre Rea salvò Zeus dall’esser ingoiato in un sol boccone sostituendogli un sassolone in fasce; Zeus fu allevato dalla capra Amaltea a Creta e quando fu cresciuto liberò i Giganti e gli Ecatonchiri, bussò alla porta del padre, gli fece rivomitare tutti i figli e iniziò una terrificante guerra, alla fine della quale Crono, coi compari Titani, fu imprigionato nel Tartaro, sorvegliato in eterno dagli Ecatonchiri, mentre i Giganti aprirono un’attività di produzione di fulmini di cui Zeus ebbe il monopsonio - Zeus che finalmente mise su casa e si stabilì con tutta la famiglia in cima all’Olimpo.

Non tutti i Titani, però, finirono nel Tartaro: Atlante, che nella guerra si era dimostrato particolarmente fetente, fu condannato a reggere eternamente sulle spalle la Volta Celeste. Che però spesso, nelle sue raffigurazioni, diventa il mondo.

Si narra poi che, dopo le vicende che lo coivolsero durante l’undicesima fatica di Eracle nel giardino delle Esperidi, sia stato mutato in pietra da Perseo usando la testa di Medusa, per vendicare uno sgarbo subito circa una questione di ospitalità. Ed è ancora lì, Atlante, sotto forma di immensa catena montuosa in Mauritania, che ancora oggi, rassegnato, sorregge sulle sue spalle di roccia il peso titanico del cielo.

Parola pubblicata il 11 Settembre 2011