Abbastanza

ab-ba-stàn-za

Significato Quanto basta, a sufficienza; alquanto

Etimologia da bastanza derivato di bastare, col prefisso a-.

Oggi facciamo un bel giro in quello che crediamo ovvio e non lo è.

Quanto è abbastanza? Quanto basta, facile: a bastanza. Ma quanto basta?
In questa parola che abita i nostri discorsi in maniera abbastanza capillare è conservata una valutazione antica, che però non è più perspicua. Ci toccherà metterci in viaggio, perché l’abbastanza, per bella misura, è di viaggio che parla.

Al modo di quel nostro nonno del medioevo (ce l’abbiamo avuto tutti, proprio lui, e probabilmente siamo in tanti ad essere proprio del suo albero genealogico, ennesimi conipoti), al suo modo dicevamo, col bastone in pugno, e il basto assicurato al mulo, andiamo. Ma un momento, ‘bastone’ e ‘basto’ c’entrano? Eccome. Scaturiscono tutti da una parola del latino parlato ricostruita come bastare — uguale al nostro, si direbbe, ma è un grecismo, derivato da bastázo ‘portare, sostenere’, col medesimo significato. Il bastone ci sostiene nel cammino, e il basto non solo è una sella rozza per cavalcare muli e asini (per farsi portare), ma anche la bardatura con cui gli si assicura addosso un carico. (Il basto, bontà nostra, infatti è passato a indicare un peso ingrato.)

In partenza, quanto ci portiamo dietro, di roba utile per il viaggio? Quale è la misura di quello che buon senso vuole che ci portiamo addosso o appresso, di vettovaglie e carico? Anche questa risposta, alla fine, è facile: quello che serve al viaggio — ogni cosa in più, lo sappiamo, si rischia di perderla o di doversela trascinare dietro inutilmente. Questo è il metro di ciò che basta. Basta ciò che si porta, e si porta ciò che serve. Basta ciò che serve.
L’abbastanza ha quindi una misura pragmatica, il quanto del viaggio leggero, senza mancanze ma senza appesantimenti.

Se ho studiato abbastanza per una prova, non serve ch’io mi sfinisca oltre; se non mi sento abbastanza coraggioso, in questo comportamento del cuore non sento lo slancio che servirebbe; se in extremis allunghiamo e arricchiamo un po’ la zuppa perché ce ne sia abbastanza per tutti, ne vogliamo poter servire quanto serve. Anche se dico che la collega è abbastanza sveglia, tratteggio la buona medietà di una vispezza q.b., che né difetta né abbonda con rischi machiavellici.
L’abbastanza poteva sembrare nebuloso: è frugale? È abbondante? Quanto? In questo modo invece diventa una misura precisa. Non segnata sul metro, ma sull’esperienza. Si devono preparare molti zaini, per capire che cosa è abbastanza.

Parola pubblicata il 04 Novembre 2025