SignificatoAvvolgere il filo sul bindolo; raggirare, imbrogliare
Etimologia derivato di bindolo, altro nome dell’arcolaio, derivato di binda ‘martinetto’, dall’antico tedesco winde ‘argano’.
Aspo, naspo, guindolo, bindolo, arcolaio, dipanatoio: non mancano certo i nomi per descrivere quel genere di strumento che si usa per avvolgere ordinatamente un filo in un gomitolo o una bobina, testimonianza di quanto sia e sia stata viva questa tecnologia.
Dicevamo che questo strumento si può anche chiamare ‘bindolo’, un termine di ascendenza germanica. Così l’abbindolare ci si presenta subito come l’atto dell’arrotolare il filo sul bindolo. E per estensione si può anche parlare di come le matte corse del cane ci abbindolano nel guinzaglio, di come le cuffie nell’astuccio si abbindolino inestricabilmente alle penne. Ma non è questo il significato con cui frequenta i nostri discorsi: con un gusto popolare l’abbindolare viene usato soprattutto coi significati di raggirare, imbrogliare - resta solo da capire perché, e qui si deve fare un piccolo sforzo d’intuizione.
C’è una sfumatura di dominio, nell’abbindolare: il filo inerme, per intenzione di chi siede al bindolo, viene ordinato, rigirato e stretto ipnoticamente su sé stesso. E si tratta di un tipo di preparazione che evoca subito l’imbroglio (esso stesso è propriamente un viluppo di fili, cinghie, corde e simili) come anche il girare intorno disorientante del raggiro. Quindi ci abbindola il venditore che promette di spedirci il raffinato abito della foto e ci manda un cencio grottesco tenuto insieme con punti di spillatrice; mi abbindola il banditore quando mi convince ad acquistare le sue miracolose creme ringiovanenti che invece sono grasso da scarpe; e salviamo rocambolescamente l’amico che si sta facendo abbindolare al gioco delle tre carte, quando gli hanno fatto vincere tre mani e gli stanno proponendo di puntare somme più serie perché si vede che ha l’occhio del professionista.
Una parola intensa come intense sono le parole del focolare: non è forse la più aulica, ma quando si cerca colore è formidabile.
Aspo, naspo, guindolo, bindolo, arcolaio, dipanatoio: non mancano certo i nomi per descrivere quel genere di strumento che si usa per avvolgere ordinatamente un filo in un gomitolo o una bobina, testimonianza di quanto sia e sia stata viva questa tecnologia.
Dicevamo che questo strumento si può anche chiamare ‘bindolo’, un termine di ascendenza germanica. Così l’abbindolare ci si presenta subito come l’atto dell’arrotolare il filo sul bindolo. E per estensione si può anche parlare di come le matte corse del cane ci abbindolano nel guinzaglio, di come le cuffie nell’astuccio si abbindolino inestricabilmente alle penne. Ma non è questo il significato con cui frequenta i nostri discorsi: con un gusto popolare l’abbindolare viene usato soprattutto coi significati di raggirare, imbrogliare - resta solo da capire perché, e qui si deve fare un piccolo sforzo d’intuizione.
C’è una sfumatura di dominio, nell’abbindolare: il filo inerme, per intenzione di chi siede al bindolo, viene ordinato, rigirato e stretto ipnoticamente su sé stesso. E si tratta di un tipo di preparazione che evoca subito l’imbroglio (esso stesso è propriamente un viluppo di fili, cinghie, corde e simili) come anche il girare intorno disorientante del raggiro. Quindi ci abbindola il venditore che promette di spedirci il raffinato abito della foto e ci manda un cencio grottesco tenuto insieme con punti di spillatrice; mi abbindola il banditore quando mi convince ad acquistare le sue miracolose creme ringiovanenti che invece sono grasso da scarpe; e salviamo rocambolescamente l’amico che si sta facendo abbindolare al gioco delle tre carte, quando gli hanno fatto vincere tre mani e gli stanno proponendo di puntare somme più serie perché si vede che ha l’occhio del professionista.
Una parola intensa come intense sono le parole del focolare: non è forse la più aulica, ma quando si cerca colore è formidabile.