SignificatoMettere, chiudere nella stessa busta o plico
Etimologia voce dotta recuperata dal latino tardo accludere, derivato di claudere ‘chiudere’, col prefisso ad- ‘a, verso’.
Questa parola graziosa può rappresentare una risorsa di finezza quotidiana.
L’immagine è delle più delicate: sinteticamente un ‘chiudere a’, ossia un gesto in cui il chiudere viene partecipato da un’aggiunta, che entra nella busta o nel plico prima che vengano sigillati e inviati. Accludo un francobollo perché tu mi possa rispondere subito; mi scordo di accludere la ricevuta e quindi devo squarciare la busta e trovarne un’altra; ho prontamente buttato le istruzioni accluse e ora devo frugare nella nettezza; nel pacco di pomodori secchi che riceviamo c’è accluso un biglietto di ringraziamento così squisito e scritto su una così bella carta che lo conserviamo in vista.
Curiosamente si tratta di una voce dotta - cioè tecnicamente di una voce deliberatamente ripresa in un certo momento dal latino, e non giunta a noi dopo secoli di naturale uso continuato - che risale soltanto agli inizi del Settecento. Inoltre è simpatico notare che mentre di solito i verbi in cui troviamo un -cludere sono piuttosto importanti, perfino gravi (includere, escludere, concludere, che verboni!), l’accludere ci si presenta più leggero, epistolare, morbidamente burocratico. Soprattutto, è una splendida alternativa all’egemonia dell’allegare. Quando sono in viaggio, ai messaggi accludo sempre qualche bella foto; nella mail che ti mando trovi acclusi i suggerimenti che mi avevi chiesto qualche tempo fa.
C’è un che di più curato, nell’accludere: non stringe, non attacca, non annoda, ma sigilla insieme - liberi in un solo involucro.
Questa parola graziosa può rappresentare una risorsa di finezza quotidiana.
L’immagine è delle più delicate: sinteticamente un ‘chiudere a’, ossia un gesto in cui il chiudere viene partecipato da un’aggiunta, che entra nella busta o nel plico prima che vengano sigillati e inviati. Accludo un francobollo perché tu mi possa rispondere subito; mi scordo di accludere la ricevuta e quindi devo squarciare la busta e trovarne un’altra; ho prontamente buttato le istruzioni accluse e ora devo frugare nella nettezza; nel pacco di pomodori secchi che riceviamo c’è accluso un biglietto di ringraziamento così squisito e scritto su una così bella carta che lo conserviamo in vista.
Curiosamente si tratta di una voce dotta - cioè tecnicamente di una voce deliberatamente ripresa in un certo momento dal latino, e non giunta a noi dopo secoli di naturale uso continuato - che risale soltanto agli inizi del Settecento. Inoltre è simpatico notare che mentre di solito i verbi in cui troviamo un -cludere sono piuttosto importanti, perfino gravi (includere, escludere, concludere, che verboni!), l’accludere ci si presenta più leggero, epistolare, morbidamente burocratico. Soprattutto, è una splendida alternativa all’egemonia dell’allegare. Quando sono in viaggio, ai messaggi accludo sempre qualche bella foto; nella mail che ti mando trovi acclusi i suggerimenti che mi avevi chiesto qualche tempo fa.
C’è un che di più curato, nell’accludere: non stringe, non attacca, non annoda, ma sigilla insieme - liberi in un solo involucro.