Leggerezza

leg-ge-réz-za

Significato L’essere leggero, agile; superficialità, volubilità; distacco

Etimologia da leggero, dal latino: levis leggero, attraverso un’ipotetica forma leviarius.

Il concetto della leggerezza è chiaro, intuitivo, estremamente fisico. E finché si rimane in ambito fisico non pone problemi: un vino leggero ha poco corpo e alcol, un passo leggero ha poco peso e fa poco rumore, un tratto leggero da artista è sottile e aggraziato. È quando però questo concetto si svincola dalla stretta sensorialità che ovviamente diventa più sfuggente: e allora il leggero diventa sia il superficiale, l’incostante, il poco giudizioso, sia il distaccato, l’ironico, il sereno - facce di una stessa medaglia. Ma è un concetto che si può provare a definire meglio.

Il distacco non è necessariamente superficialità: davanti ad un problema anche serio, mantenere una distanza, una certa leggerezza evita di affondarci dentro, e può essere, invece che di superficialità, cifra di consapevolezza - se non di saggezza. Intendere la leggerezza necessariamente come un vizio è più proprio di un modo di pensare pesante, anchilosato, che ha difficoltà ad apprezzare i cuori sereni. E la leggerezza del passo separa chi sprofonda nella neve da chi ci cammina sopra. La leggerezza è anche coscienza dell’irripetibilità di ogni esperienza: il nostro unico passaggio nella vita, così come nel bosco, non lascia tracciato un sentiero, e un atteggiamento di leggerezza solleva dal voler calcare a terra gli scarponi, dal voler stabilire una via con la V maiuscola che sia giusta in assoluto - un solo modo di risolvere i problemi, un solo modo di affrontare la vita. È l’avvicendarsi di molti passi leggeri a fare il buon sentiero. Fermo che spesso ciò che vale è pesantissimo, e chi si carica sulle spalle alte responsabilità, e chi sorregge altri in braccio, nella neve affonda e sulla terra lascia orme chiare.

Parola pubblicata il 27 Marzo 2013