Ambra

àm-bra

Significato Resina fossile amorfa, preziosa e considerata, in gemmologia, una pietra di origine organica; colore dorato e caldo tipico della resina; nella locuzione ‘ambra grigia’, sostanza odorosa di una rarità eccezionale, in passato usata come ingrediente in profumeria, prodotta dai visceri dei capodogli

Etimologia dall’arabo ‘anbar che significa ‘ambra grigia’, ma propriamente ‘capodoglio’.

Il capitolo 92 del poderoso romanzo Moby Dick è interamente dedicato ad una sostanza preziosissima «molle, cerosa, e talmente fragrante e drogata che la si adopera largamente per far profumi, pasticche, candele preziose, polveri per i capelli e pomate». I balenieri la ricavavano dagli intestini dei capodogli «ammalati di dispepsia» e la rivendevano poi a peso d’oro una volta scesi a terra. In realtà, per ottenerla, non è necessario andar squartando balene per i sette mari (e per fortuna): la si può trovare anche sulle rive dell’oceano, dopo che l’organismo del gigante marino, che la produce per proteggere le mucose durante il laborioso processo digestivo, la espelle naturalmente. Questa materia si chiama ambra grigia, essiccata emana un profumo celestiale, e nei secoli è stata oggetto di leggende e miti dei più fantasiosi.

Ambra, però, è anche un altro composto organico duro, vetroso, che non proviene dal deretano del capodoglio ma dagli alberi fossilizzati divenuti rocce: è una resina la cui colorazione varia da un giallo aspro verdaceo ad un intenso e vibrante marrone dorato. Queste caratteristiche cromatiche e fisiche, insieme alla rarità e bellezza di certi tipi, l’hanno resa una pietra preziosa a tutti gli effetti, come le perle e i coralli. Famosa (e purtroppo perduta per sempre a causa dei nazisti) è la camera d’ambra degli zar, un gioiello architettonico le cui pareti erano interamente placcate di sei tonnellate d’ambra in pannelli. La varietà più pregiata è quella del Baltico e viene rinvenuta spesso sulle coste, perché l’acqua vi deposita i frammenti che si staccano dai giacimenti sottomarini.

Il colore di questo materiale è talmente avvolgente da essere diventato il nome di una sfumatura di giallo. Per cui possiamo ammirare gli occhi d’ambra del nostro gatto, o i riflessi ambrati del miele di castagno, o ancora possiamo essere alla ricerca di un velluto color ambra dai riflessi cangianti. Certo, molti di noi avranno tra le loro conoscenze almeno un’Ambra: è infatti anche un nome proprio che ha avuto larga diffusione soprattutto a partire dagli anni Ottanta e Novanta.

La parola ambra, così eufonica e mielata, ha un’origine araba. In realtà gli arabi usavano il termine ‘anbar per indicare esclusivamente l’ambra grigia (propriamente in arabo significa proprio ‘capodoglio’), ben nota nella zona del Medioriente. Di come sia diventato il nome della resina, conosciuta ai greci come élektron, da cui ‘elettricità’, gli studiosi non sono certi. Vi sono testimonianze che mostrano come il termine amber fosse già usato per la resina fossile nell’anglo-latino del Duecento. In Italia, Dante la adopera con questo significato nel Paradiso e gli esempi, da lui in poi, sono numerosi. Possiamo solo supporre che a far da minimo comun denominatore tra le due sostanze di origini così diverse fossero la rarità e, forse, il luogo dove potevano essere reperite: la spiaggia.

Parola pubblicata il 19 Novembre 2021

Parole semitiche - con Maria Costanza Boldrini

Parole arabe, parole ebraiche, giunte in italiano dalle vie del commercio, della convivenza e delle tradizioni religiose. Con Maria Costanza Boldrini, dottoressa in lingue, un venerdì su due esploreremo termini di ascendenza mediorientale, originari del ceppo semitico.