Aulete

au-lè-te

Significato Suonatore di aulos, anche con significato generico di suonatore di strumento a fiato

Etimologia voce dotta recuperata dal latino auloedus, dal greco aulētēs dal nome dello strumento aulòs.

Galeno, nel suo trattato De usu partium paragonò l’anatomia della laringe umana alla forma dell’aulos, antico strumento a fiato formato da due canne e con imboccatura ad ancia, probabilmente doppia, detta glôtta, variante di glôssa (lingua). L’ancia doppia (come quella dell’oboe o del fagotto) è composta da due lamelle, simili a linguette, che vibrano al passaggio dell’aria.

Il suonatore di aulos è chiamato aulete, o auleta; nella letteratura moderna il termine affiora raramente, solo come preziosismo lessicale, esotico nel tempo, per descrivere un arcaico flautista:

Spezzate i flauti esigui, auleti imberbi
poi che non han potenza al grande carme.
(Gabriele D’Annunzio, Alcione, Laudi III, ll Policefalo, vv. 25-26)

Dal punto di vista organologico si tratta però di un’elegante licenza poetica, perché in realtà quest’aerofono non è un flauto.

Anni fa, durante una vacanza in Sardegna, conobbi un maestro e costruttore di launeddas, Aurelio Porcu, virtuoso del suo strumento. Lo suonava sfoggiando un’impeccabile respirazione circolare. Questa tecnica permette di non interrompere mai il suono ma, essendo artificiosa, le guance e le vene dell’esecutore si possono gonfiare, alterandone i tratti del viso. L’anno dopo, visitando l’imponente sezione archeologica del Louvre, vidi un aulos autentico con un aspetto simile alle launeddas.

La mitologia narra che Atena maledisse l’aulos perché le deformava il volto quando lo suonava e, ripensando alla respirazione circolare, forse aveva ragione! Infatti la dea lo gettò via, senonché lo raccolse Marsia, che divenne un abilissimo aulete. Insuperbito dalla propria bravura, sfidò Apollo citaredo in una tenzone musicale: aulos contro cetra. Il vincitore avrebbe deciso la sorte del rivale. Apollo vinse e scuoiò vivo il povero Marsia. Di questo esito cruento ne sanno qualcosa Ovidio e Dante… Secondo molti studiosi il mito rifletterebbe la rivalità tra la citarodia ellenica, simboleggiata dal canto di Apollo accompagnato dalla citara, e l’aulodia, di origine asiatica.

A parte miti e leggende, l’aulete tramandatoci dalle fonti storiche è un vivace personaggio presente nei più svariati contesti sociali, religiosi, teatrali, poetici. E non solo: per esempio, anche se schiavo, coordinava le fatiche dei vogatori a bordo delle trireme. In genere proveniva da strati sociali molto bassi e la sua professione non era stimata un granché, sia in Grecia che a Roma; ‘condurre vita da aulete’ aveva assunto significato spregiativo.

Ciò non impediva che uomini ricchi o prìncipi offrissero loro compensi colossali; molti governanti, a cominciare da Filippo il Macedone e dal figlio Alessandro Magno, cercarono di affiliarli alle loro corti in esclusiva. Tuttavia, corrotti dal lusso, gli auleti scadevano di abilità per darsi a vizi e a comportamenti eccentrici.

Alla fine del V secolo a.C. i migliori provenivano dalla scuola tebana ed erano pagati profumatamente. Arrivavano persino a rifiutare allievi facoltosi, se questi non riuscivano a farsi accettare. Un insegnante veramente esigente aveva solo tre o quattro pupilli che, analogamente a quelli delle scuole filosofiche, di solito vivevano con lui per diversi anni. L’onorario era a discrezione del maestro ed era sempre altissimo. Un allievo poco abile veniva ridicolizzato davanti agli altri e poteva persino essere picchiato. Le scuole competevano ferocemente fra loro e alcuni famosi auleti portavano i discepoli ad ascoltare i loro rivali per mostrare come ‘non’ si doveva suonare. Gli artisti più dotati partecipavano poi alle competizioni che si tenevano in tutto il Mediterraneo.

L’auletride (aulētris) era l’aulete di sesso femminile, che nell’antica Grecia non poteva esibirsi in pubblico, anche se a Delo era l’unica ammessa a suonare. Al pari della tibicina romana, talvolta era sia un’eccellente musicista sia una donna di facili costumi, che animava feste e banchetti riservati esclusivamente agli uomini. Auletridi famose, come Bromia, furono amate da personaggi importanti: Phayllus, generale della Focide, rubò per lei le offerte dal tempio di Delfi (ca. 355 a.C.). Di solito, però, le auletridi tentavano di sfuggire dalla miseria conquistando l’amore di un giovane di buona famiglia per farsi riscattare e sposare.

Oggi nella scuola media si utilizza soprattutto il flauto soprano di plastica (e una delle marche più famose è proprio Aulos), dall’estensione molto acuta. Se suonato maldestramente, perfora senza pietà le orecchie dei malcapitati ascoltatori. Altro che aulodia!

Parola pubblicata il 06 Giugno 2021

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