Cassandra

cas-sàn-dra

Significato Persona che fa previsioni catastrofiche senza essere creduta

Etimologia nome di una principessa troiana dotata del dono della profezia.

Le antonomasie, le parole che nascono dal nome di una persona o di un personaggio astraendone caratteri e qualità, a volte sono molto semplici e piane, altre hanno una complessità notevole, che si spinge ben oltre la superficialità di una definizione. Oggi vediamo un caso che peraltro ingenera molti sentimenti differenti e contrastanti.

Se parliamo di una cassandra, parliamo di una persona che fa previsioni catastrofiche e non è creduta. Già a questo punto iniziale ci s’impone un distinguo fondamentale, tralasciato dai dizionari (ma non dal mito di Cassandra) che è assolutamente essenziale: queste previsioni catastrofiche che non sono credute, poi, si avverano o no?

Cassandra era una principessa di Troia, figlia di Priamo ed Ecuba. Era consacrata ad Apollo, aveva il dono della preveggenza ed era gravata da una maledizione — e una parte importante della sua storia si svolge proprio durante la guerra di Troia: data la collocazione ci aspetteremmo che a dirci qualcosa in merito sia Omero, ma no (nell’Iliade è solo una delle figlie di Priamo). La storia di Cassandra, nella parte che ci interessa perché giustifica l’antonomasia, fa parte dell’universo espanso dell’Iliade — insomma, ne parla un sacco di altra gente che a posteriori arricchisce di opere e dettagli il franchise omerico.

Secondo la versione più diretta, quella di Eschilo, Cassandra si promette carnalmente ad Apollo in cambio del dono mantico, del divino potere della preveggenza e della profezia. Apollo — in maniera più disinibita del solito, per i suoi standard — ci sta, anche perché Cassandra (qui abbiamo il conforto delle fonti omeriche) era una gran bella figliola. E però, a potere conferito, Cassandra si nega. Al che Apollo, che tranne quando scuoia chi lo sfida in duelli musicali è una divinità relativamente temperante, non la tocca con un dito né revoca il dono — non può. Ciò che può fare è aggiungergli una circostanza di maledizione: Cassandra profeterà, ma non sarà mai creduta.

Cassandra quindi vede davvero il futuro, e le sue predizioni sono puntualmente disastrose perché disastrosi sono i frangenti in cui vive — l’avviso del disastro sarebbe interessante anzi imprescindibile (dell’avviso della botta di fortuna si può fare a meno serenamente) e però Cassandra viene considerata unanimemente un gufo.
In questa situazione, capiamo, si sovrappongono in un concetto unico sviluppi, sentimenti e realizzazioni che seguono un certo progresso: previsione e accadimento, scetticismo e sgomento, trascuratezza e rilievo civile, frustrazione e impotenza. Entriamo in questa complessità.

Se abbiamo un’amica che per ogni esito futuro prevede sventura, per partito preso, anche se nessuno le crede lei non diventa una cassandra. È una pessimista, al più una menagramo senza considerazione. O c’è una previsione seria, pertinente e trascurata della catastrofe che poi si concretizza, o l’attributo di ‘cassandra’ è abusivo, si direbbe.
Però richiedere l’avveramento della previsione funesta e inascoltata si scontra con un intoppo non dappoco: si può individuare una cassandra solo a disastro avvenuto — solo una volta riabilitata. Già perché la persona che fino a quel momento era stata una menagramo, a stento sopportabile, dà prova della sua saggezza o della sua previsione, e mentre il nostro fastidio si tramuta in paura, rimorso, lei da rompiscatole frustrata acquista un ruolo di statura perfino civile.

Queste complessità alla lingua non piacciono. Il riferimento è carismatico, attraente, e tante volte lo si vuole usare in modo disinvolto, anche se la figura di Cassandra non calza con coerenza. A volte vogliamo prendere questo profetare solo come una scocciatura. Così si attesta su un più semplice profilo di profeta che profeta la catastrofe senza credito — lasciando perdere la concretizzazione di ciò che si prevede e facendo venir giù un po’ tutto il castello concettuale: possiamo parlare delle cassandre che avvertono di quel che accadrà se passerà la riforma, o della cassandra che ha messo in guardia l’amministrazione riguardo alle conseguenze della grande opera sul territorio, dei soliti tuoni delle cassandre ogni volta che si deve prendere una decisione, o delle cassandre che avvertivano della catastrofe climatica e che adesso richiedono il credito giusto.

Insomma, è un termine che con un bel riferimento mitico ci mette in luce quanto una previsione negativa possa essere un nodo di rifiuti, scontri e delusioni, di tale confusione che il mito ce lo fa passare come maledizione di un dio.

Parola pubblicata il 28 Aprile 2023