Conservatorio

con-ser-va-tò-rio

Significato Istituto d’alta formazione musicale; antico luogo di ricovero per orfani e poveri

Etimologia dal verbo conservare, voce dotta recuperata dal latino conservare ‘mantenere, custodire’, da servare ‘custodire, serbare, col prefisso con-.

[Palazzo Pisani, sede del Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia.]

Quando era bambino, un mio amico musicista, molto vivace (una vera peste!), tornò a casa euforico perché l’insegnante gli aveva detto che era molto portato per la musica e che avrebbe dovuto studiare al conservatorio. Appena varcata la soglia, annunciò tutto eccitato: «La maestra mi ha detto che devo andare al riformatorio!» «E cos’altro hai combinato, stavolta, disgraziato?» strillò arrabbiatissimo il padre…

Il conservatorio è, infatti, una realtà quasi sconosciuta per i non addetti ai lavori, alla quale molto raramente un genitore pensa di iscrivere un figlio talentuoso. Eppure, è la scuola di Stato per l’istruzione musicale e perciò dovrebbe essere la scelta d’elezione, o almeno la prima a essere presa in considerazione.

In tempi recenti, i conservatorî italiani sono stati equiparati alle università e inseriti tra gli istituti d’alta formazione, a volte mantenendo parallelamente i corsi del vecchio ordinamento. Come mostra questo video, ancora pochi decenni orsono vi si poteva accedere sin dalla prima media.

L’etimologia del termine, da ‘conservare, proteggere’, deriva dalla funzione di alcuni istituti di carità a Venezia (dove dal XIV secolo esistevano gli ‘spedali’) e a Napoli tra la fine del XVI secolo e la prima metà del XVII. Erano orfanotrofi incaricati di prendersi cura di bambini indigenti, riservando particolare attenzione al sesso femminile, per motivi che possiamo facilmente intuire. Nei conservatorî imparavano un mestiere: sarto, calzolaio, orafo, e altro.

Ma le scuole di musica hanno origini più antiche e si svilupparono ovunque ci fosse una struttura sociale ben organizzata; addirittura esistevano già presso i sumeri e i babilonesi.

L’idea di un luogo in cui la musica fosse una delle principali, se non l’unica materia di studio, risale alle scholae corali ecclesiastiche del Medioevo. Tuttavia, il conservatorio è sempre stato essenzialmente laico anche se, soprattutto nei primi tempi, in alcuni conservatorî gli studenti partecipavano alla vita liturgica della chiesa a cui erano annessi.

Sappiamo che nel 1390 il compositore Antonio Zacara (sotto raffigurato nel celebre codice Squarcialupi) fu incaricato d’insegnare musica ai frati e ai ragazzi residenti nell’ospedale/conservatorio romano di Santo Spirito in Sassia.

L’umanesimo probabilmente accentuò la necessità di una formazione musicale. Leon Battista Alberti (1404-1472) sostenne che se avesse avuto figli avrebbe fatto imparare loro non solo le lingue, la storia, la geografia e la matematica, ma anche il canto e la musica strumentale.

Dopo il Concilio di Trento, lo studio della musica si concentrò prevalentemente all’interno dei seminari, tanto che i musicisti dell’epoca furono spesso sacerdoti. Nelle cappelle musicali l’apprendistato iniziava all’età di circa otto anni, un po’ come si vede ancora in questo recente video della Schola puerorum della Cappella Sistina, ripreso negli anni Ottanta dello scorso secolo.

Tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento la musica divenne l’attività predominante in alcuni orfanatrofi di Napoli e negli ‘spedali’ veneziani. Il termine ‘conservatorio’ diventò così sinonimo di ‘scuola di musica’ perché, con il crescente successo dell’opera lirica, le compagnie teatrali attingevano a questi istituti per trovare i cantanti più promettenti, purtroppo anche castrati.

I conservatorî produssero schiere di musicisti che esportarono la musica e l’opera italiana a livello internazionale; in breve furono considerati i migliori d’Europa, grazie anche ai maestri che vi insegnavano: Gasparini, Galuppi, Porpora, Durante (che ebbe come allievo Pergolesi) e altri, tutti d’incontestabile valore.

Molti famosi cantanti si formarono in queste strutture; i cantori castrati provenivano principalmente da Napoli, mentre la celebre Faustina Bordoni (1697-1781), di seguito ritratta, studiò canto a Venezia.

Alla fine del Settecento, i conservatorî nostrani andarono in declino e il primato passò ai modelli educativi francesi e tedeschi.

Il primo Conservatoire National supérieur de Musique fu aperto nel 1795 a Parigi. Seguì nel 1807 il Conservatorio di Milano.

Ancora oggi il conservatorio, almeno in teoria, rappresenta la scuola ideale per chiunque mostri un’autentica predisposizione alla musica. Ecco una lezione di esercitazioni orchestrali del 1989.

Attenzione, però: se suonate al conservatorio, con la pandemia in atto, rischiate che non vi aprano.

Parola pubblicata il 06 Dicembre 2020

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La vena musicale percorre con forza l'italiano, in un modo non sempre semplice da capire: parole del lessico musicale che pensiamo quotidianamente, o che mostrano una speciale poesia. Una domenica su due, vediamo che cos'è la musica per la lingua nazionale