Cru

crù

Significato Vigna che dà un prodotto particolarmente pregiato, e il vino stesso che ne viene; piantagione che dà prodotto pregiato; prodotto pregiato

Etimologia voce francese col significato di ‘vigna’, propriamente participio passato di croître, ‘crescere’.

Alcune parole ci passano davanti portandoci impressioni, più che significati netti. Ad esempio non capita di rado che ci si manifesti una pubblicità che presenta qualcosa (praticamente qualsiasi cosa) come ‘cru’ o addirittura ‘premier cru’ o ‘grand cru’. L’impressione che questa espressione vuole ingenerare è che la qualità della cosa sia smaccatamente superiore al normale — dai caffè alle cioccolate, dai tabacchi ai formaggi, dai prosciutti alle creme di bellezza. Ma il concetto nasce in ambito enologico, e sospettabilmente in Francia, visto che stiamo parlando di una voce francese.

Il significato originario è semplice: ‘cru’ è il participio passato di croître, cioè ‘crescere’ — anzi chiaro derivato proprio del crescere latino. Questo significato etimologico passa a indicare la vigna, insieme sincero di un certo numero di piante di vite in filari, ma si specifica ulteriormente. Diventa la vigna particolare, che si distingue — diciamo pure quella a cui si dà un nome suo. E perché si dovrebbe distinguere?

Dev’essere stato un genere di osservazione molto precoce: alcune vigne, anche se il tipo di uva è il medesimo, e non si trovano poi troppo distanti e in situazioni troppo diverse da altre, hanno dei prodotti di qualità superiore. Questo accade per quella combinazione di un’infinità di fattori che abbiamo contemplato nel terroir — e il risultato d’eccezionalità è il cru. Secondo una classificazione ormai plurisecolare e molto articolata, in Francia i cru sono registrati, e al loro interno si distinguono i grand cru (di primissimo livello) e i premier cru (subito a ruota — l’affare sarebbe più complesso ma qui ci accontenteremo). Stiamo parlando proprio di vigne, di piccoli appezzamenti di terreno: ad esempio uno dei grand cru più famosi al mondo, il Romanée-Conti della Côte d'Or, in Borgogna, non arriva a due ettari.

Questa messa a fuoco del cru è molto interessante, e peraltro incontra una vena di modernità nel gusto del vino, che s’impernia sulle specialità espressive della singola particella più che sulle omogeneità di zona.
In italiano, a contraltare del cru, si può usare proprio il termine ‘vigna’, che pur con meno appeal ha tutte le capacità di esprimere le medesime particolarità — mentre con intenti differenti di razionalizzazione amministrativa (a partire dalle zone di Barbaresco e Barolo) è stata concepita senza che finisca troppo lontano la sigla MGA o MeGA (menzione geografica aggiuntiva), che però ha comunque la goffaggine tipica delle sigle.

Ad ogni modo il caso del cru ha una risonanza internazionale che non si può trascurare. Capiamo che siamo davanti a un termine che nasce letteralmente sul campo, con fini distintivi pratici, che però si fa nomea carismatica e che quindi trascende il proprio ambito semantico. Certo, magari può capitare di assaggiare davvero un vino premier cru, se se ne ha la fortuna, o addirittura un gran cru, ma non sono casi normalmente all’ordine del giorno: resta estremamente interessante ed economico il cru come strumento linguistico — particolarmente vocato a far vendere roba con qualche pretesa come fosse uno Château Margaux.

Parola pubblicata il 07 Febbraio 2025

Le parole del vino - in collaborazione con la tenuta vinicola Santa Margherita

Alla scoperta di radici ancestrali, significati sorprendenti e accezioni à la page, stappiamo le parole del vino che ci arrivano da ogni parte. Questo ciclo è sostenuto dalla tenuta vinicola Santa Margherita.