Sincero
sin-cè-ro
Significato Puro, inalterato; che si esprime con verità; che non simula
Etimologia dal latino sincerus ‘schietto, puro’, compsoto di sim- ‘uno, unico’ e dalla radice del verbo crescere.
- «Quando te lo dico sono del tutto sincero.»
Parola pubblicata il 01 Gennaio 2025
Circolano diverse versioni fantasiose sull’etimologia di ‘sincero’, che raccolgono impressioni accidentali e ne fanno orizzonti di senso. La realtà è che l’etimologia di questa parola è piuttosto semplice, e attinge a due elementi antichi e basilari.
Per noi oggi la qualità del sincero si distingue in quanto aliena a ogni finzione: esprime con verità ciò che pensa, ciò che sente. Ma questo è un punto d’approdo molto poetico e molto figurato, non un punto di partenza.
Se diciamo che il sincerus latino ha il primo profilo di uno ‘schietto’ ci mordiamo la coda, perché anche ‘schietto’ fa un analogo percorso di significato: diciamo piuttosto che il sincerus è puro, non mescolato.
Restando sul concreto, è una realtà che conosciamo bene anche oggi. Quante volte consideriamo che la genuinità di qualcosa — olio, vino, latte — sia determinata innanzitutto dal suo essere puro, non tagliato, non allungato, non mischiato con altro? Questa, si capisce bene, è una declinazione del concetto di integrità: sono concetti che scaturiscono dall’essere uno, dall’essere, come si dice, tutto d’un pezzo. Ed è questa l’etimologia.
La composizione di sincerus non coinvolge come primo elemento un sine latino, che significa ‘senza’, ma quella famosa fondamentale particella sim- che è ‘uno, unico’. E la seconda non ci parla di ‘cera’ (quindi non stiamo considerando miele puro perché senza cera) ma scaturisce dalla radice di crescere.
Il sincero è integro perché cresciuto in un solo pezzo. Un modo di ‘essere schietto’ che subito si fa integro, forte, leale, onesto — come un ramo di quercia privo di giunti e incastri. Che nella sincerità ci sia una crescita è davvero potente, perché è un dato che ci aiuta a riconoscere questa qualità in una necessaria prospettiva temporale — sappiamo benissimo che una sincerità momentanea non è sincerità. La sincerità richiede un certo rispetto lungo tutta… la filiera. Ci dev’essere un pensiero, un sentimento, un comportamento preservato nella sua integrità.
Possiamo parlare di come io resti per te un amico sincero, nonostante le distanze e le difficoltà; posso riportare le parole sincere che una certa persona mi ha rivolto; posso parlare del sostegno sincero che do a una causa. Il franco ha l’aria di non farsi impedire da lacciuoli, lo schietto ha un’apparenza più spicciola, l’autentico s’impernia sull’originalità.
‘Sincero’ riesce ad essere una parola comune e però elevata, capace di toccare sfere intime e perfino spirituali; la sua verità ha una dimensione generativa e spontanea. È propriamente un ‘inalterato’.
Quindi sì certo, in fondo è sincero chi non finge, ma ecco, questo è un rilievo in prosa che si fa a fondovalle, riguardo a un concetto poetico di importanza cardinale che parla di noi e del mondo, e conserviamo per lunghissima eredità.