Letteralmente
let-te-ral-mén-te
Significato Alla lettera, nel preciso significato di una parola; davvero, realmente
Etimologia adattamento del latino tardo litteralis, da littera ‘lettera’.
- «Sono letteralmente sommerso di complimenti.»
Parola pubblicata il 15 Luglio 2023
C’è una certa polemica, intorno a questa parola, che si presta a usi estesi paradossali, i quali a loro volta sono ripresi con divertimento e pedanteria. Entriamoci e vediamo quale è la posizione più aperta.
Ora, ‘letteralmente’ è un avverbio che significa — reggiamoci alla sedia per la sorpresa — ‘in senso letterale’.
Innanzitutto notiamo come sia buffo che parlando e scrivendo ci possa sembrare necessario esprimere questo concetto per qualificare un’azione: è sintomo del fatto che continuamente le nostre parole non vivono in senso letterale, trascendono ciò che strettamente e precisamente significano. Insomma, ci muoviamo con una disinvoltura da minotauro in un labirinto di simboli stratificato su ordini diversi in cui molto spesso ciò che sembra non è — e questo è perfettamente normale. Ma le cose non sono così semplici, per il ‘letteralmente’.
A molte persone (in un discorso pubblico rafforzato anche dall’analogia con quel che avviene in altre lingue, pensiamo al literally inglese) pare che il ‘letteralmente’ dovrebbe essere usato con rigore. Ti racconto che mi è passata accanto, mi ha visto e ha tirato dritto, mi ha letteralmente ignorato: non mi ha ignorato e basta, così, scontornato, perché anche un saluto sbrigativo potrebbe essere immaginato come un ‘mi ha ignorato’. Voglio dirti che ha proprio fatto finta che non ci fossi. Si parla a mezza bocca del parente che si è giocato letteralmente tutta l’eredità della prozia — non una gran parte, l’ha persa tutta. Si leggono i commenti a come il politico abbia letteralmente mandato a quel paese la giornalista — non le ha rivolto una risposta secca e allusiva che ha chiuso la conversazione, l’ha proprio mandata. Però.
Non di rado sentiamo dire (con uno slancio normale) che alla notizia incredibile mi è letteralmente esplosa la testa, che abbiamo letteralmente bombardato di telefonate l’amico o che siamo letteralmente sommersi di posta, che mi sono letteralmente catapultato in centro — anche se la testa è sempre lì e intatta, le telefonate incalzanti non sono bombe né la posta trabocca dalle finestre, e in centro ci sono andato di corsa, non mi sono scagliato con un mangano. Estensione abusiva degli ultimi tempi da segnalare e riprendere? Spesso è trattata come tale, specie in quei casi che effettivamente da paradossali si fanno comici («Ho avuto tanta paura che me la sono letteralmente fatta sotto» finisce per essere un po’ colorita, se vogliamo solo dire che abbiamo avuto molta paura).
Anche in letteratura, e non solo in usi poco sorvegliati, il ‘letteralmente’ è un evidenziatore, e si afferma come tale nell’Ottocento. Certo, ha anche un significato letterale in cui significa letteralmente ‘letteralmente’. Ma tante volte è un ‘proprio’, un ‘davvero’, un modo come un altro per evidenziare quando mancano altri evidenziatori, per dare un forte metro di realtà che si pretende senza esagerazione.
Questo caso esemplare e caldo ci racconta un fatto profondo della lingua — e spero mi vorrete seguire ancora, un po’ più giù. Le parole non sono magie che calano in una situazione da cui restano distinte: l’incantesimo resta vittima di sé stesso e delle forze che tenta di governare, s’impastoia in maniera ineluttabile. Il ‘letteralmente’, chiamato a discernere e qualificare un uso aderente all’esatto significato di una parola, viene subito preso e usato anche in metafora. Non si scappa a questa esigenza, all’esigenza della corrispondenza, dell’analogia, della trascendenza: è come funziona l’universale vena poetica e retorica della lingua. Se cerchiamo efficacia, la legge volatile è «mai restare sul piano e sul concreto» — ma slanciarsi, esagerare, fingere, per comunicare che non ci stiamo slanciando, che non stiamo esagerando, che non stiamo fingendo. È bello essere minotauri matti.