SignificatoPortata di fine pasto, che comprende spesso dolci o frutta
Etimologia voce francese, propriamente participio passato di desservir ‘sparecchiare’, derivato di servir, con de- negativo.
Peralzarsi. Questa era la proposta futurista e nazionalista degli anni ‘30 per sostituire il termine dessert, considerato un indecente francesismo. È una proposta buffa, un po’ farraginosa, goffa, un po’ didascalica, che come altre del genere non ha avuto alcuna fortuna (mentre altre parole autarchiche meglio congegnate hanno attecchito, come autista, regista, tramezzino – peraltro questa inventata da D’Annunzio). Però dà l’occasione per riflettere un momento su una parola che leggiamo senza attenzione ma continuamente su menu (ops, liste) e ricette: che cos’è il dessert? Oddio, forse questo lo sappiamo, anzi fin troppo bene. Ma da dove viene il suo nome?
Anche se è talmente comune e diffuso da non suonare nemmeno più come un forestierismo, si tratta di una voce francese, addirittura trecentesca. Letteralmente ci troveremmo davanti a uno ‘sparecchiato’, a un ipotetico ‘disservito’: in qualità di ultima portata del pasto, nel momento del dessert si toglie ciò che è stato precedentemente servito – e di fatto si inizia a sparecchiare, siamo già proiettati al di fuori del pranzo (per quanto magari, oggi, le portate di dolci caffè e liquori durino più del resto).
Raccolto in italiano nella prima metà del Settecento, in un’era di carisma montante della lingua francese, fu adattato in modi che ci possono sembrare simpatici, come desserto ma perfino deserto. Ma per lungo tempo non ha avuto grande fortuna. All’inizio del Novecento iniziava ad essere registrato sui dizionari, ma sempre ponendo in evidenza la sua natura forestiera, e come magari fossero preferibili alternative nostrane – come frutta, dolce. Ma il dessert, indicando genericamente una portata, si è affermato in modo inarrestabile: riesce ad avere un’ampiezza di significato che a tavola è spesso necessaria, specie se si parla di una portata che ruba alla fine del pasto uno spazio di libertà golosa. Frutta, dolci, ma anche formaggi e delizie salate possono stare insieme solo sotto l’etichetta comune di questa portata. Peralzarsi non era pensata male, da questo punto di vista.
Peralzarsi. Questa era la proposta futurista e nazionalista degli anni ‘30 per sostituire il termine dessert, considerato un indecente francesismo. È una proposta buffa, un po’ farraginosa, goffa, un po’ didascalica, che come altre del genere non ha avuto alcuna fortuna (mentre altre parole autarchiche meglio congegnate hanno attecchito, come autista, regista, tramezzino – peraltro questa inventata da D’Annunzio). Però dà l’occasione per riflettere un momento su una parola che leggiamo senza attenzione ma continuamente su menu (ops, liste) e ricette: che cos’è il dessert? Oddio, forse questo lo sappiamo, anzi fin troppo bene. Ma da dove viene il suo nome?
Anche se è talmente comune e diffuso da non suonare nemmeno più come un forestierismo, si tratta di una voce francese, addirittura trecentesca. Letteralmente ci troveremmo davanti a uno ‘sparecchiato’, a un ipotetico ‘disservito’: in qualità di ultima portata del pasto, nel momento del dessert si toglie ciò che è stato precedentemente servito – e di fatto si inizia a sparecchiare, siamo già proiettati al di fuori del pranzo (per quanto magari, oggi, le portate di dolci caffè e liquori durino più del resto).
Raccolto in italiano nella prima metà del Settecento, in un’era di carisma montante della lingua francese, fu adattato in modi che ci possono sembrare simpatici, come desserto ma perfino deserto. Ma per lungo tempo non ha avuto grande fortuna. All’inizio del Novecento iniziava ad essere registrato sui dizionari, ma sempre ponendo in evidenza la sua natura forestiera, e come magari fossero preferibili alternative nostrane – come frutta, dolce. Ma il dessert, indicando genericamente una portata, si è affermato in modo inarrestabile: riesce ad avere un’ampiezza di significato che a tavola è spesso necessaria, specie se si parla di una portata che ruba alla fine del pasto uno spazio di libertà golosa. Frutta, dolci, ma anche formaggi e delizie salate possono stare insieme solo sotto l’etichetta comune di questa portata. Peralzarsi non era pensata male, da questo punto di vista.