SignificatoDiscorso in cui si esaltano i meriti o le virtù di qualcuno; lode
Etimologia dal latino elogium ‘motto, iscrizione’, dal greco eulògion ‘lode’, composto da eu ‘buono’ e logion ‘motto’.
Questa è una parola davvero importante, per quanto non sia usata di frequente.
L’elogium latino descriveva semplicemente un motto, un’iscrizione - in qualche caso, un verbale o un registro. Ma in italiano ‘elogio’ ha recuperato un significato completamente positivo (già suggerito dall’origine greca), cioè quello di discorso in cui si espongono e spesso esaltano meriti, virtù e qualità di qualcuno.
È sostanzialmente una lode, ma rispetto alla lode risulta più articolato, è un discorso più pensato. Inoltre ha certo dei profili di solennità, ma non sono così pesanti e celebrativi come nell’encomio, né così pubblici come nel plauso: si può elogiare anche senza liturgie, e nell’intimità.
Allora si può parlare dell’elogio inaspettato che durante l’aperitivo ci fa il collega quando ci ritroviamo momentaneamente da soli, dell’elogio funebre che viene pronunciato per il beneamato scomparso, e nell’articolo il giornalista elogia il politico o la nuova iniziativa.
Non solo è una parola da usare senza remore, ma di elogi è bene non essere parchi: pronunciare il merito è un atto che fa bene a chi riceve l’elogio e arricchisce chi lo fa del bene che riconosce.
Questa è una parola davvero importante, per quanto non sia usata di frequente.
L’elogium latino descriveva semplicemente un motto, un’iscrizione - in qualche caso, un verbale o un registro. Ma in italiano ‘elogio’ ha recuperato un significato completamente positivo (già suggerito dall’origine greca), cioè quello di discorso in cui si espongono e spesso esaltano meriti, virtù e qualità di qualcuno.
È sostanzialmente una lode, ma rispetto alla lode risulta più articolato, è un discorso più pensato. Inoltre ha certo dei profili di solennità, ma non sono così pesanti e celebrativi come nell’encomio, né così pubblici come nel plauso: si può elogiare anche senza liturgie, e nell’intimità.
Allora si può parlare dell’elogio inaspettato che durante l’aperitivo ci fa il collega quando ci ritroviamo momentaneamente da soli, dell’elogio funebre che viene pronunciato per il beneamato scomparso, e nell’articolo il giornalista elogia il politico o la nuova iniziativa.
Non solo è una parola da usare senza remore, ma di elogi è bene non essere parchi: pronunciare il merito è un atto che fa bene a chi riceve l’elogio e arricchisce chi lo fa del bene che riconosce.