SignificatoCercare di convincere qualcuno, a parole, a fare o non fare qualcosa
Etimologia voce dotta recuperata dal latino exhortari, da hortari ‘esortare, spronare, incoraggiare’, col prefisso ex- ‘da-‘.
Può avere una sfumatura rétro e una schiettezza quasi naïf, l’esortare.
Va notato che si tratta di un verbo più preciso di quanto possa sembrare: ci sono molti sinonimi nella nuvola del convincere, per cui il traffico mi convince a prendere la bicicletta, il coltello puntato mi persuade a consegnare il portafogli, il fallimento mi spinge a migliorare. L’esortare invece conduce, o tenta di condurre, solo attraverso le parole, con argomenti verbalizzati. Il traffico, il coltello, il fallimento non mi esortano - a meno che io non mi figuri la prosopopea di una personificazione.
E non solo l’esortare è un incitare con la persuasione argomentativa, retorica: è anche una persuasione scoperta. Può essere sottile e intelligente, certo: ma puoi persuadermi a lasciarti l’ultima fetta di torta anche con mezze parole, sottotraccia, puoi convincermi a farlo in maniera surrettizia e ambigua, mentre l’esortazione deve venire allo scoperto, deve avere il momento di un «Orsù, lascia codesta fetta di torta». Non è discreta, l’esortazione: può avere un doppio fine ma non può essere coperta. Anzi proprio per questo si presta benissimo all’ispirazione positiva, ai toni edificanti - e qui sta il particolare modo in cui, alle volte, si mostra ingenua.
Esorto i bambini a fare silenzio e a prestare attenzione, ti esorto a non mollare con parole che, credo, vanno a toccare i tasti giusti, e l’esortazione umile e sentita colpisce molto chi la ascolta.
Un tentativo di sprone rafforzato, anzi tenuto in tirare da quel prefisso ‘ex-‘: suoni come suoni, ha uno smalto davvero elegante.
Può avere una sfumatura rétro e una schiettezza quasi naïf, l’esortare.
Va notato che si tratta di un verbo più preciso di quanto possa sembrare: ci sono molti sinonimi nella nuvola del convincere, per cui il traffico mi convince a prendere la bicicletta, il coltello puntato mi persuade a consegnare il portafogli, il fallimento mi spinge a migliorare. L’esortare invece conduce, o tenta di condurre, solo attraverso le parole, con argomenti verbalizzati. Il traffico, il coltello, il fallimento non mi esortano - a meno che io non mi figuri la prosopopea di una personificazione.
E non solo l’esortare è un incitare con la persuasione argomentativa, retorica: è anche una persuasione scoperta. Può essere sottile e intelligente, certo: ma puoi persuadermi a lasciarti l’ultima fetta di torta anche con mezze parole, sottotraccia, puoi convincermi a farlo in maniera surrettizia e ambigua, mentre l’esortazione deve venire allo scoperto, deve avere il momento di un «Orsù, lascia codesta fetta di torta». Non è discreta, l’esortazione: può avere un doppio fine ma non può essere coperta. Anzi proprio per questo si presta benissimo all’ispirazione positiva, ai toni edificanti - e qui sta il particolare modo in cui, alle volte, si mostra ingenua.
Esorto i bambini a fare silenzio e a prestare attenzione, ti esorto a non mollare con parole che, credo, vanno a toccare i tasti giusti, e l’esortazione umile e sentita colpisce molto chi la ascolta.
Un tentativo di sprone rafforzato, anzi tenuto in tirare da quel prefisso ‘ex-‘: suoni come suoni, ha uno smalto davvero elegante.